Bruxelles – C’è un aspetto fondamentale che l’approccio europeo alla questione migratoria sta trascurando: la “dimensione esterna” del fenomeno. Una dimensione che non si può pensare di avere esaurito con l’accordo stretto in fretta e furia con la Turchia, ma che dovrebbe invece tradursi in un approccio di cooperazione mirata e rafforzata di lungo periodo con i Paesi terzi, in particolare con quelli africani. L’idea è del governo italiano, che ha già provveduto a confezionarla in un documento approfondito (sotto forma di un non-paper soprannominato “Migration Compact”) che è stato spedito a Bruxelles, accompagnato da una lettera del premier, Matteo Renzi, al presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker e al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. “La gestione dei flussi di migranti non è più sostenibile senza una cooperazione mirata e rafforzata con i Paesi terzi di provenienza e di transito”, scrive nella missiva Renzi, evidenziando che “molto è stato fatto ma molto di più dobbiamo rapidamente fare se vogliamo scongiurare l’aggravarsi di una crisi sistemica”.
Insomma l’accordo Ue-Turchia, “perfettibile” e “concluso in una situazione di urgenza”, è lontano dall’essere sufficiente. “È nostra opinione – sottolinea il premier – che tale accordo non debba rimanere un evento isolato” anche perché “se così fosse si determinerebbe tra l’altro uno squilibrio in termini di risorse e capitale politico impegnato rispetto ad altre aree geografiche non meno importanti ai fini della questione migratoria”, fa notare Renzi. Da qui, l’esigenza di un Migration compact che sia possibile applicare a tutti i partner esterni dell’Unione.
Il concetto al centro del piano è semplice, almeno sulla carta: i Paesi terzi dovrebbero impegnarsi ad offrire collaborazione sulla gestione dei flussi migratori e ricevere in cambio dall’Unione europea aiuto, non solo denaro, ma un complessivo impegno sul fronte della cooperazione allo sviluppo. “Il nostro non-paper – spiega Renzi nella lettera ai vertici Ue – è centrato sull’idea di sviluppare un modello di offerta ai Paesi partner all’interno del quale alle misure proposte da parte dell’Ue (supporto finanziario e operativo rafforzato) corrispondano impegni precisi in termini di efficace controllo delle frontiere, riduzione dei flussi di migranti, cooperazione in materia di rimpatri/riammissioni, rafforzamento del contrasto del traffico di esseri umani”.
Il non-paper entra anche nel dettaglio, immaginando nel concreto cosa l’Ue potrebbe mettere sul piatto. Prima di tutto “progetti di investimento con un elevato impatto sociale e infrastrutturale da identificare insieme al Paese partner” ma anche, propone l’Italia, degli “Eu-Africa bonds” per facilitare l’accesso dei Paesi africani ai mercati dei capitali. Secondo il Migration Compact, l’Ue dovrebbe anche offrire cooperazione sulla sicurezza, opportunità legali di immigrazione e spingere sui reinsediamenti di rifugiati in Europa direttamente dai Paesi terzi. Questi, in cambio, dovrebbero garantire un efficace controllo delle frontiere, la diminuzione delle partenze verso l’Europa, cooperazione su ritorni e riammissioni ma anche aiuto nella lotta al traffico di esseri umani e un sistema di asilo che consenta di offrire, anche sul posto, protezione a chi ne ha diritto. Fondamentale, per questo approccio, l’istituzione della guardia costiera europea che la Commissione europea ha già proposto e che si spera di riuscire a trasformare in realtà per giugno. Se questo sarà fatto, la nuova agenzia dovrà sviluppare un piano per operazioni di ritorno finanziate con il budget Ue, chiede l’Italia.
Già ma come trovare i fondi per finanziare tutto questo? Prima di tutto “riorientando la programmazione degli strumenti finanziari di azione esterna” già esistenti, suggerisce l’Italia, ma anche creando un nuovo strumento finanziario “per l’azione esterna nel campo della migrazione” all’interno del budget Ue. Tra le proposte italiane anche quella di bond Ue per la migrazione da emettere per finanziare la gestione della migrazione negli Stati membri e per finanziare gli obiettivi del Migration Compact e un fondo Ue per gli investimenti nei Paesi terzi per finanziarie investimenti sostenibili nella regione e attrarre investitori europei.
L’idea italiana è quella di lanciare una prima discussione già alla riunione dei ministri degli Esteri in programma lunedì per testare l’accoglienza del documento. La speranza è poi che Commissione europea e Servizio europeo per l’azione esterna, possano prenderlo in considerazione, eventualmente elaborarlo, e presentarlo al Consiglio europeo.