Strasburgo – Sconfitta, oggi a Strasburgo, del fronte ambientalista nella battaglia contro il Glifosato, il principio attivo erbicida più usato al mondo, al centro di una durissima controversia scientifica fra i ricercatori dello Iarc, un organismo dell’Oms, che un anno fa lo hanno dichiarato “probabilmente cancerogeno”, e gli esperti dell’Efsa, l’Autorità europea di sicurezza alimentare, che nel novembre scorso si sono rifiutati di certificarne la pericolosità per la salute.
Gli eurodeputati ambientalisti non sono riusciti a ottenere il consenso della maggioranza dell’Europarlamento a favore della richiesta – da inoltrare alla Commissione europea – di non ri-autorizzare l’uso nell’Ue del Glifosato. Una risoluzione in questo senso, che avevano sottoposto al voto della plenaria, è stata modificata sostanzialmente dagli emendamenti presentati soprattutto dal Ppe e poi approvati dall’Aula.
La risoluzione così modificata, adottata alla fine con 374 voti contro 225 e 102 astensioni, accetta la ri-autorizzazione del Glifosato, ma chiede (emendamento 11) di accorciarne la durata a sette anni, invece dei 15 inizialmente previsti dalla Commissione europea, e di sottoporre l’uso dell’erbicida a una serie di restrizioni prudenziali, in particolare consentendone la vendita ai soli professionisti e vietandone l’utilizzo nelle fasi pre-raccolto (emendamento 10).
È stato poi approvato a larga maggioranza (478 voti contro 196 e 30 astenuti) l’emendamento 12 che invita la Commissione europea a riesaminare le condizioni dell’autorizzazione alla luce del rapporto sul Glifosato che sta preparando l’Agenzia Ue per le sostanze chimiche (Echa, che ha sede a Helsinki), atteso entro un anno e mezzo.
A parte il voto finale sull’insieme della risoluzione, e la richiesta di autorizzare (invece di metterlo al bando) il Glifosato per sette anni, che è passata con meno di 20 voti di scarto (294 contro 278 e 134 astensioni), tutti gli altri emendamenti che chiedono di limitare l’uso dell’erbicida e di prendere in conto il futuro parere dell’Echa sono stati sostenuti da una forte maggioranza, con un rapporto di circa 500 voti contro 200.
La Commissione europea dovrà ora decidere se tenere o no in conto le richieste dell’Europarlamento, anche per cercare di ottenere la maggioranza qualificata nel Comitato permanente Ue per i fitofarmaci, in cui siedono e votano gli esperti degli Stati membri. Il Comitato tornerà a occuparsi a metà maggio della ri-autorizzazione del Glifosato (quella in corso scade a fine giugno). Nell’ultima riunione di questo organismo, a marzo, la Commissione aveva rinunciato a sottoporre al voto la sua iniziale proposta di ri-autorizzazione per 15 anni, dopo che si erano opposti quattro Paesi: Italia, Francia, Svezia e Olanda. È ora probabile che, se verranno accettate le condizioni di compromesso chieste dall’Europarlamento, almeno una parte di questi Paesi (a cominciare dall’Italia) rinuncino a votare contro. Secondo i meccanismi decisionali dell’Ue applicabili alle cosiddette decisioni di attuazione, nel Comitato permanente per i fitofarmaci la Commissione non ha comunque bisogno della maggioranza favorevole per adottare le proprie proposte: basta che non vi sia una maggioranza qualificata contraria. In questo caso specifico, tuttavia, vista la delicatezza della questione in termini di rischi per la salute e di incertezza scientifica, l’Esecutivo Ue preferisce non essere lasciato solo con il cerino in mano e aspettare di poter condividere con gli Stati membri la responsabilità di ri-autorizzare l’uso di questo diserbante, noto in tutto il mondo con il nome commerciale “Roundup”, della Monsanto, la multinazionale che per prima lo ha sviluppato.
Lorenzo Consoli per AskaNews