Bruxelles – Il passaggio non sarà drammatico come qualcuno lo sta descrivendo, la grande maggioranza dei cittadini non dovrà cambiare televisore, ma l’Italia preferirebbe comunque aspettare due anni in più. Il nostro Paese tenta di prendere tempo sulla proposta della Commissione europea per liberare la banda da 700 megahertz attualmente utilizzata dalla televisione digitale terrestre per destinarla a internet mobile veloce con il 5G. Il passaggio è previsto per il 2020 ma l’Italia sta spingendo per spostare il termine fino al 2022. La proposta è ora in esame alla commissione Trasporti della Camera, che esprimerà un parere tra due settimane chiedendo, con ogni probabilità, altri due anni di tempo: “Vogliamo chiedere di spostare al 2022 il termine previsto per la riallocazione della banda, perché l’Italia è indietro rispetto ad altri Paesi, ha molti canali televisivi, anche locali, e non avendo un sistema di diffusione via cavo la situazione è più complessa in confronto ad altre realtà”, spiega il relatore Michele Anzaldi, che ha già inviato una lettera sul tema anche alla relatrice del provvedimento al Parlamento europeo, Patrizia Toia.
Secondo quanto spiegato dallo stesso relatore Anzaldi nel corso della prima riunione sul tema, l’ostacolo, al di là delle “resistenze che possono derivare dagli attuali utilizzatori di questo spettro radio”, occorre considerare anche “il profilo tecnico costituito dalla necessità di un coordinamento tra i tempi e le modalità per la liberazione di questo spettro radio nei diversi Paesi confinanti per le interferenze che si possono produrre”. Problema non da poco per l’Italia che “confina, dal punto di vista radioelettrico, con 14 Paesi nell’ambito dell’Unione europea, oltre che con i Paesi del Nord Africa”. Anzaldi sottolinea inoltre che “la liberazione dello spettro in Italia potrebbe creare problemi più acuti che in altri Paesi”, visto che i diritti d’uso delle televisione digitale terrestre scadranno, in alcuni casi, addirittura nel 2032”.
L’idea di avere un internet mobile di migliore qualità, in un Paese in cui il 60% dei cittadini possiede uno smartphone, non dispiace affatto, ma il passaggio potrebbe causare diversi inconvenienti tecnici, non da ultimo quello di costringere molti cittadini a dovere cambiare apparecchio televisivo. Solo l’ipotesi ha scatenato le ire di molti che già diffondono il panico sostenendo che l’acquisto di un nuovo dispendioso apparecchio sarà necessario per tutti. Nulla di più falso, assicura la Commissione europea. “L’ultima generazione di televisori è già adatta ai cambiamenti in arrivo ed è possibile adattare le tv più vecchie a costi ragionevoli”, assicura un portavoce della Commissione europea. Inoltre secondo Bruxelles il “normale ricambio” di apparecchi che i cittadini faranno nei prossimi quattro anni farà sì che al 2020 saranno davvero pochi coloro che avranno necessità di modificare il loro apparecchio. La Commissione poi è pronta ad accettare anche aiuti nazionali in questo ricambio (dei quali però in Italia non si parla al momento). La Francia ad esempio ha già adottato un piano per sostenere economicamente le famiglie nelle spese necessarie ad effettuare l’adattamento, e il piano ha già passato il vaglio dell’antitrust europeo.
“È l’ennesimo esempio di come le opportunità dell’Europa vengano invece presentate (forse per interesse di alcuni comparti?) come un disagio ai cittadini”, lamenta la relatrice della proposta per il Parlamento europeo, Patrizia Toia, secondo cui “molti produttori di apparecchi televisivi producono già televisori completamente conformi a quanto richiesto dalla legge italiana che prevede che dal 1° luglio 2016 tutti gli apparecchi Tv commercializzati siano dotati di decoder DVB-T2 e codec HEVC (la tecnologia richiesta dal provvedimento)”.