Bruxelles – E’ stata definita la “Mini-Davos di Oettinger”, paragonata quindi al Forum economico mondiale che tutti gli anni si svolge vicino a Ginevra riunendo imprese, fondazioni, ong e leader politici da tutto il mondo. In realtà l’Europa Forum Lech è qualcosa di molto più limitato nelle dimensioni, ma anche più informale e lontano dall’opinione pubblica rispetto al vertice di Davos. Per questo è importante esserci.
Da questa sera fino a venerdì, si riuniranno nella città austriaca di Lech alcuni membri delle principali aziende europee attive nell’ambito del mercato unico digitale. Seduti al tavolo con loro ci saranno i rappresentanti delle istituzioni comunitarie, a partire dal direttore generale della DG CONNECT Roberto Viola. Padrone di casa sarà il commissario Ue per l’Economia digitale, il tedesco Gunther Oettinger. Due le startup italiane presenti nella lista esclusiva che conta un’ottantina di invitati: la milanese Waynaut e FacilityLive, società con una valutazione di 225 milioni di euro che ha sede a Pavia e che ha creato un nuovo motore di ricerca semantico capace di permettere ai suoi fondatori, Mariuccia Teroni e Gianpiero Lotito, di ottenere brevetti in 44 Paesi del mondo.
Ma cosa significa per una startup far sentire la propria voce in Europa durante eventi come quello di Lech, accanto a grandi società europee e italiane come Telecom, Fastweb ed Enel distribuzione? A rispondere alle domande di Eunews è Gianpiero Lotito, che prenderà parte all’incontro sulle Alpi austriache e che probabilmente vedremo sedere sullo stesso palco di Oettinger durante il prossimo European Business Summit (Ebs):
“Quello di Lech non sarà il mio primo incontro con il commissario Oettinger. Ci siamo visti per la prima volta allo scorso Ebs, dove eravamo seduti allo stesso tavolo. Poi ci siamo incontrati di nuovo il 17 marzo in occasione della sua visita in Italia. Credo che ormai si sia compreso che il Mercato unico digitale è diventato un qualcosa di irrinunciabile. La necessità di rimediare alla disparità fra aziende europee sottoposte a regole diverse a seconda del Paese Ue in cui operano non è una novità. Ciò che aggiunge il Mercato unico digitale è l’opportunità di permettere a queste aziende di poter ‘scalare il mercato’ senza stabilirsi per forza in grandi metropoli, come noi a Pavia”.
Come vede il panorama delle startup in Europa?
“Le startup europee si occupano in gran parte di commercio elettronico, giochi, musica o comunque settori legati a una tecnologia che permette loro di svilupparsi. Le piattaforme come la nostra sono invece a uno strato sottostante, che appunto permette di creare tecnologie e che fanno da motore per lo sviluppo. In questo momento l’Unione europea non ha piattaforme globali che possano sorreggere il mercato Ue e far diventare il continente una zona dove si possano sviluppare tecnologie di prima fascia. È in questo contesto che bisogna lavorare”.
Se dovesse pensare a una priorità, a una normativa necessaria per sbloccare il mercato unico digitale, quale sarebbe?
“Non c’è una cosa in particolare. Serve la creazione di uno spazio di mercato con regole valide per tutti da una parte, e la possibilità di accesso ai capitali dall’altra. Un motore di sviluppo importante sarebbe già l’adozione da parte delle istituzioni pubbliche (da quelle Ue a quelle locali) e delle grandi aziende di tecnologie europee, dando loro la stessa fiducia data a tecnologie che arrivano dagli Stati Uniti e dall’Asia. Oggi non sempre essere una piattaforma europea si trasforma in un vantaggio”.
Negli ultimi mesi o anni ha visto cambiare l’atteggiamento dell’Unione europea nei confronti del digitale? C’è maggiore attenzione verso questo settore rispetto a prima?
“Credo di aver già fatto una quindicina di incontri con le istituzioni europee per raccontare ciò che facciamo a FacilityLive. Già questo dimostra che c’è grande attenzione rispetto al nostro settore. La terra di opportunità europea si sta creando, ma non è percorso che si può fare in 1-3 anni, forse ci vorrà una generazione. Ogni 5 anni avremo dei ‘major step’, ma non dimentichiamo che un fenomeno straordinario come la Silicon Valley ha visto la nascita di un primo movimento nel 1951, ma è negli Anni ‘80 che sono cresciute le prime vere startup globali. Certo, si stanno cerando basi solidissime e speriamo che l’Ue possa creare presto i suoi ‘campioni’. Devono nascere personaggi e aziende che facciano la storia e che siano trailblazers (pionieri, ndr) per altri. Noi siamo un’azienda che sta tracciando la pista dove si spera arriveranno anche altri e devo dire che sia nell’Ue che in italia tante cose si stanno muovendo positivamente. Il vantaggio che dobbiamo sfruttare è quello di aver visto come si fa a creare qualcosa come la Silicon Valley, e cercare di farlo in meno tempo”.