Bruxelles – La Commissione europea prova a correre ai ripari dopo l’esplosione dello scandalo dei Panama papers, che ha mostrato ancora una volta e con maggiore intensità, come le maglie del fisco europeo, e non solo, vengano facilmente aggirate con l’utilizzo di filiali offshore nei cosiddetti paradisi fiscali. L’esecutivo comunitario presenterà delle norme per aumentare la trasparenza e i controlli sulle imposte pagate dalle multinazionali. “A generare una sensazione di ingiustizia è il fatto che le grandi imprese, grazie alle risorse e alle strutture su cui possono contare, riescono a trovare il modo di ridurre notevolmente la loro aliquota fiscale effettiva”, ma “se alcune imprese pagano meno tasse, le altre saranno costrette a pagarne di più”, soprattutto “le piccole che non si possono permettere adeguate consulenze fiscali”, che “si ritrovano in sostanza a pagare per le multinazionali”, e ciò è “inammissibile”, scrivono il vicepresidente della Commissione Europea e il commissario per i mercati finanziari, Valdis Dombrovskis e Jonathan Hill in un intervento su La Stampa.
I due membri dell’esecutivo Juncker spiegano che la proposta della Commissione mira a creare norme che prevedono l’obbligo per tutte le grandi multinazionali che operano in Europa di rendere pubbliche le informazioni sul luogo in cui realizzano gli utili e quello in cui pagano le tasse, fornendo i dati Paese per Paese. Queste norme interesseranno circa 6.500 imprese con un fatturato di oltre 750 milioni di euro, imprese che sarebbero tenute a comunicare l’ammontare complessivo delle tasse che pagano fuori dall’Ue, fornendo informazioni specifiche per le imposte versate nei paradisi fiscali. Queste informazioni dovrebbero essere rese disponibili, per un periodo di cinque anni, su un sito Internet della società, in modo che chiunque fosse interessato possa sapere dove pagano le tasse le multinazionali. Le stesse norme sarebbero applicate anche alle grandi filiali di imprese non europee che operano in Europa.
Per i due commissari questa proposta è “un modo semplice, efficace e proporzionato per contribuire agli sforzi compiuti affinché le grandi multinazionali paghino la giusta quota di imposte e si basa su un’attenta valutazione d’impatto”. “Non chiediamo la divulgazione di segreti aziendali né intendiamo danneggiare la competitività globale delle multinazionali”, precisano Dombrovskis e Hill, “ma dobbiamo far fronte con decisione allo svantaggio competitivo di cui soffrono attualmente le Pmi”.