Gianroberto Casaleggio, la mente indiscussa dietro l’affermazione del Movimento 5 Stelle non c’è più. E la mancanza dalla scena di un leader politico (anche lui non parlamentare, come ora succede spesso in Italia) potrebbe questa volta cambiare molte cose. Per qualcuno, va detto con schiettezza, si aprono nuove opportunità.
Casaleggio aveva una sua idea di democrazia ed era un uomo, secondo molti analisti, di destra. Proprio a destra nascono molte preoccupazioni circa cosa potrà essere ora di quel suo movimento, seconda forza in Parlamento, secondo qualche sondaggio “quasi” primo partito in Italia. Casaleggio e Beppe Grillo hanno scelto l’opposizione al governo, e la loro composita forza parlamentare, pur se con numerose perdite, ha mantenuto la posizione. Ma dentro di sé il movimento è composito, ci sono anime che vengono dalla destra, dalla sinistra, dal centro, dalla non politica. Sino ad oggi i due leader sono riusciti a mantenere una certa compattezza tra i loro deputati, che ha creato fieramente, seri problemi al governo di Matteo Renzi. Adesso che succederà? Nel movimento, ovviamente, da tempo conoscevano bene le difficili e poi drammatiche condizioni di salute della loro mente più fina. Certamente, con la partecipazione di Casaleggio stesso, si è lavorato alacremente alla successione. Ma il lavoro sarà stato compiuto? Probabilmente no. Non emergono al momento figure così forti, e menti così fini, anche se, certamente, qualche esponente con qualche potenziale da leader lo si vede.
Il rischio è che il movimento ondeggi più del solito, se non c’è più il suo creatore, quello che gli ha permesso di esistere, quello che lavorava a questo straordinario successo elettorale quando la gran parte degli odierni “portavoce” neanche immaginava lontanamente quel che stava nascendo, in anni di impegno determinato. Di recente aveva perso alcuni colpi il Casaleggio malato, ma in questi casi si crea nei partiti un clima di attesa, nel quale si cerca di prendere le posizioni migliori da parte dei più ambiziosi, ma poi, a tragedia compiuta, non è detto che i progetti riescano ad avere le gambe per camminare. Le lotte di successione, insegna la storia e insegna la politica, spesso possono essere esiziali e portare alla decomposizione. Insomma, certamente il Movimento ora è indebolito, e bisognerà vedere che strada sceglierà e come la seguirà. Magari c’è una carta segreta.
Per Renzi e il suo governo si apre la possibilità di avere un nemico in meno, o magari più debole, che perde qualche altro pezzo. Già oggi, per segnare il proprio lutto, i Cinque stelle hanno deciso di onorare il proprio leader disertando i lavori parlamentari e non continuando l’ostruzionismo annunciato sulla riforma Costituzionale alla Camera. C’è anche poco “partito” nei Cinque Stelle. La leadership assoluta intellettuale di Casaleggio e comunicativa di Grillo dei primi tempi non c’è più, e le nuove leve, anche se in qualche caso evidentemente capaci, non è detto che bastino a dare nerbo al movimento.
Ci sono poi le elezioni amministrative alle porte. Quando morì Enrico Berlinguer, l’emozione nel Paese fu enorme, e certo il peso del personaggio era ben diverso. Il Pci, per la prima volta, fu il primo partito, vinse le elezioni europee. Ma il leader comunista mori sulla scena, praticamente durante un comizio pochi giorni prima del voto. Qui le condizioni sono diverse, Casaleggio era fuori dalla scena da tempo, difficilmente ci saranno ondate d’emozione che aiuteranno i pentastellati. Anzi, forse per qualcuno la sua mancanza, la mancanza della sua guida, sarà un motivo in meno per andare sostenerli.
Da molte parti dunque la tragedia della famiglia Casaleggio e di un partito potrebbe essere vista come un’opportunità di cambiare il quadro politico, che in effetti non è più lo stesso.