Strasburgo – In Italia, nonostante la legge 194, è ancora troppo difficile abortire in strutture pubbliche e medici e paramedici non hanno optato per l’obiezione di coscienza sono discriminati.
“Il fallimento del governo nel prendere una qualsiasi azione preventiva, formazione o sensibilizzazione per assicurare la protezione dei medici non obiettori viola l’articolo 26, comma 2, della Carta Sociale europea“, o afferma il Consiglio d’Europa (che nulla a a che fare con l’Unione europea) tramite il Comitato per i diritti sociali nel giudicare all’unanimità ammissibile un ricorso presentato nel 2013 dalla Cgil e sul quale c’è stata una lunga istruttoria nella quale sono state sentite tutte le parti, compreso il governo e le associazioni anti abortiste, sulla violazione del diritto alla salute delle donne. Alla fine il Consiglio ha scritto che il personale medico non obiettore è vittima di “diversi tipi di svantaggi lavorativi diretti e indiretti”. Secondo il Comitato “il diverso trattamento tra obiettori e non obiettori viola l’articolo 1, comma due della Carta”.
“Le donne che cercano accesso ai servizi di aborto – afferma il Comitato dei diritti sociali del Consiglio – continuano ad avere di fronte una sostanziale difficoltà nell’ottenere l’accesso a tali servizi nella pratica, nonostante quanto è previsto dalla legge”. Secondo il Comitato “in alcuni casi, considerata l’urgenza delle procedure richieste, le donne che vogliono un aborto possono essere forzate ad andare in altre strutture (rispetto a quelle pubbliche), in Italia o all’estero, o a mettere fine alla loro gravidanza senza il sostegno o il controllo delle competenti autorità sanitarie, oppure possono essere dissuase dall’accedere ai servizi di aborto a cui hanno invece diritto in base alla legge 194/78”. Una situazione che può “comportare notevoli rischi per la salute e il benessere delle donne interessate, il che è contrario al diritto alla protezione della salute”.
“La decisione del Consiglio d’Europa – dichiara Eleonora Forenza, eurodeputata dell’Altra Europa – gruppo GUE/NGL – è un’ottima notizia. Anche l’Europa purtroppo conferma quanto sostengono da tempo i movimenti, le associazioni di donne, le cittadine che vedono troppo spesso negati i loro diritti, dalla salute alla libera scelta di abortire. L’obiezione di coscienza è una scelta individuale che non può investire un’intera struttura ospedaliera. La piena applicazione della legge 194 è un diritto di tutte le donne, è rispetto delle loro scelte e dei loro corpi”.