Roma – L’accordo sui migranti tra Ue e Turchia è proprio indigesto per la presidente della Camera, Laura Boldrini. Dopo averlo già criticato aspramente nelle scorse settimane, è tornata a esprimere il suo biasimo anche oggi, a Montecitorio, ospitando un incontro sul futuro dell’Ue al quale ha preso parte anche il primo vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, insieme con il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, e i suoi omologhi di Olanda, Slovacchia e Malta, Paesi a cui sarà affidata la presidenza semestrale dell’Ue fino a giugno del prossimo anno.
Per Boldrini, l’intesa tra Bruxelles e Ankara “di fatto esternalizza il diritto di asilo appaltandolo a un Paese, la Turchia, che sicuramente non offre un adeguato quadro giuridico”. Non avendo ratificato il protocollo di New York del 1967, ha argomentato la terza carica dello Stato, la Repubblica turca “riconosce come rifugiati solo i cittadini europei, per quanto paradossale possa sembrare”. Adesso, grazie a un emendamento approvato pochi giorni fa verrà concessa la protezione internazionale eccezionalmente anche ai siriani, ma solo a quelli che verranno rimandati nella penisola anatolica dalla Grecia.
La presidente ha ribadito il suo scetticismo sull’attuazione di un accordo che “nasce dall’impossibilità di trovare un’equa condivisione delle responsabilità tra i Ventotto”. Poi ha espresso l’auspicio, per l’accordo Ue-Turchia, “che si tratti di una breve parentesi e che presto ci sia un’assunzione di responsabilità da parte di tutti gli Stati membri, come recentemente proposto dalla Commissione europea per la riforma del Regolamento di Dublino”, sul diritto di asilo.
Timmermans non è entrato nel dettaglio della questione. Tuttavia, accomunando la crisi migratoria a quelle parallele che investono l’economia e la sicurezza, ha sottolineato la necessità di “dare risposte” e di farlo in comune. I cittadini europei “hanno paura, e hanno ragione ad averne”, ha dichiarato, puntando il dito contro coloro i quali “usano questa paura per i loro perniciosi interessi”. Per contrastarli, ha concluso il vicepresidente, serve un’Europa “più umile e più credibile”, capace cioè dare risposte alle paure mantenendo ciò che promette.
Proprio su una delle promesse, quella di gestire in comune i flussi migratori e rivedere il regolamento sul diritto di asilo, dopo la presentazione delle proposte della Commissione europea sembra muoversi qualcosa. Scontato il sostegno dell’Italia all’iniziativa, con Gozi che ha sottolineato come questa proposta debba “andare di pari passo con quella per l’istituzione della guardia di frontiera europea”, e si è augurato che su entrambe “si raggiunga un accordo politico” in seno al Consiglio europeo “entro la presidenza di turno olandese”, ovvero entro giugno.
Molto meno scontato il sostegno da parte della Slovacchia, uno dei Paesi del gruppo di Visegrad che ha mostrato le maggiori resistenze sulla condivisione di responsabilità nell’accoglienza dei rifugiati. Parlare di vero e proprio sostegno alla proposta della Commissione è in effetti una forzatura, perché Ivan Korcok, ministro per gli Affari europei di Bratislava, ha confermato che il suo Paese “era scettico e rimane scettico” sui ricollocamenti, e ha denunciato la “fiction” che da mesi sta andando in onda in Europa, dove “per il 90% del tempo discutiamo su come redistribuire i migranti”, mentre si spendono poche energie per pensare a “come tenere sotto controllo i flussi migratori”.
Al di là dello scetticismo che rimane, ha proseguito però Korcok, “sappiamo quale sarà il nostro ruolo come presidenti di turno” dell’Ue (il semestre di Bratislava partirà a luglio). Quella sarà un’occasione in cui la Slovacchia si accinge a compiere “un radicale cambiamento di opinione” sull’immigrazione, non perché sia convinta delle proposte per la revisione di Dublino, ma perché intende sfruttare l’opportunità di incidere per raggiungere “soluzioni equilibrate” nella nuova normativa sull’asilo.
In tal senso, il governo di Robert Fico proverà a introdurre correzioni per colmare le lacune che ritiene presenti anche nelle proposte della Commissione. “Ad esempio, manca la creazione di un sistema efficiente per le espulsioni” dei migranti irregolari, ha segnalato Korcok, ribadendo che l’attenzione principale, per il suo Paese, non è stabilire meccanismi per la redistribuzione dei richiedenti asilo, ma “fermare il flusso incondizionato di migranti illegali”.