Terni – “Senza industria non si esce dalla crisi, non si può basare tutto sulla finanza, serve una politica industriale seria che passi anche attraverso il siderurgico.” Lo ha dichiarato l’eurodeputato del Partito popolare europeo, Antonio Tajani, nel corso della conferenza “Polo siderurgico ternano: un’opportunità strategica per il rilancio del sistema Italia” organizzata dalla Camera di Commercio di Terni. L’incontro a cui hanno partecipato tra gli altri il vice presidente della Commissione europea David Sassoli, Giuseppe Flamini, presidente della Camera di Commercio del centro umbro e Katiuscia Marini, governatore della regione Umbria, si è concentrato sulle opportunità e i rischi posti dall’economia globale.
Gianfranco Tosini del centro studi Siderweb, ha messo in luce la forza di AST (Acciai Speciali Terni) sottolineando l’ottimo lavoro svolto nell’ultimo anno in termini di bilancio, debito e utile. Una società che ancora vede delle criticità, non tanto dovute all’efficienza dell’impianto produttivo, ma piuttosto alla concorrenza “scorretta del mercato asiatico”.
L’azienda con sede a Terni è l’unica in Italia a produrre laminati piani, con un fatturato che si aggira intorno ai 6,8 milioni di euro. Nonostante questo, le insidie sembrano provenire dal mercato asiatico, in particolare da quello cinese. Se il fabbisogno di acciaio, infatti, è in aumento dello 0,8% nel prossimo anno, l’incremento nella domanda si concentra solamente nel mercato asiatico, con un notevole calo in Europa (1,4%) portando l’eccesso di offerta a quota 9-10 milioni di tonnellate. A soffrire maggiormente di questo calo è la Germania con il 45,1% di perdita nella produzione totale. L’Italia nonostante stia vedendo un trend negativo rimane comunque il sesto paese per produzione di acciaio inox e quarto come consumatore, dopo Taiwan, Giappone e Corea.
La paura maggiore è quella che “l’AST possa vedere una riduzione della produzione se non la chiusura, con un effetto disastroso sull’economia del territorio ternano, che non si limiterebbe al settore siderurgico ma anche all’indotto” ha dichiarato Giuseppe Flamini. “Senza l’AST la disoccupazione rischierebbe di aumentare di 4 punti percentuali attestandosi al 15,3%, andando a colpire un territorio già fortemente toccato dalla crisi economica” per questo “chiediamo un’intervento forte da parte del Governo e delle istituzioni locali, perché al momento non ci sono certezze per il futuro” ha dichiarato il presidente della Camera di Commercio di Terni, da anni impegnato nella causa del siderurgico.
Il vero problema sarebbe il riconoscimento della Cina come economia di mercato, permettendo il libero scambio con l’Unione Europea. Questa decisione potrebbe colpire non solo il settore siderurgico, ma anche altri settori strategici dell’economia italiana, in particolare quello manifatturiero. Su questo il vicepresidente Sassoli ha rassicurato la platea ricordando che “il fronte italiano in Europa è contrario al riconoscimento della Cina come economia di mercato, in quanto non rispetta i principi basilari della concorrenza, dei diritti civili e democratici.”