Bruxelles – La prossima settimana la Commissione europea potrebbe decidere di ricominciare a chiedere il visto ai cittadini statunitensi e canadesi che entrano nei Paesi dell’Unione europea. A portare sul tavolo dell’esecutivo comunitario una questione che potrebbe creare non poche tensioni con i partner d’oltreoceano, i problemi di reciprocità che esistono sull’esenzione dei visti con i due Paesi. Se i cittadini di Usa e Canada non ne hanno bisogno per entrare in qualsiasi Stato membro dell’Unione europea, gli Stati Uniti mantengono invece l’obbligo del per i cittadini di Bulgaria, Cipro, Romania e Polonia, mentre il Canada continua a imporre questo obbligo per chi viene da Repubblica Ceca, Bulgaria e Romania. Situazione che va contro l’obiettivo di arrivare alla piena reciprocità sull’esenzione dei visti per i cittadini di tutti gli Stati membri che, ricorda la portavoce della Commissione europea Mina Andreeva, “è una priorità per l’Unione europea”.
In concreto la Commissione si dovrà esprimere martedì prossimo, 12 aprile, quando saranno trascorsi 24 mesi dalla pubblicazione della notifica di una situazione di non reciprocità sulla gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Una situazione che richiede che l’esecutivo comunitario proponga una sospensione temporanea di un anno del regime di esenzione temporanea dei visti. Ma la squadra di Jean-Claude Juncker non vuole adottare una decisione di questo peso senza prima discuterne. “C’è una deadline legale perché noi valutiamo la situazione e per questo Juncker ha messo il tema nell’agenda del collegio del 12 aprile, perché questo tema in una commissione politica richiede una discussione politica”, spiega Andreeva.
Ma discussione politica o meno, “se la reciprocità ancora non esiste il 12 aprile, la Commissione sarà obbligata ad adottare un atto delegato che sospenda temporaneamente l’esenzione dei visti per 12 mesi”, continua la portavoce: “Questo – continua – è nella regolamentazione e i nostri partner ne sono consapevoli e il dialogo con loro prosegue costruttivamente non solo in questi giorni ma da mesi”. L’atto, comunque, entrerà in vigore solo se non ci saranno obiezioni da parte del Parlamento europeo o dal Consiglio per un periodo di quattro mesi dall’adozione dell’atto da parte della Commissione europea.