Bruxelles – La richiesta degli expat britannici di poter partecipare al referendum del 23 giugno prossimo sulla Brexit arriva all’Alta Corte del Paese. Il Tribunale terrà un’udienza sul caso sollevato da un gruppo di expat che ha deciso di battersi contro la legge che afferma che coloro che non sono residenti nel Paese da oltre 15 anni non sono più ammessi a votare. Ma i lavoratori britannici all’estero saranno proprio i più colpiti da un’eventuale Brexit e per questo sono determinati a far sentire la propria voce.
Tra di loro c’è anche un veterano della Seconda guerra mondiale, un 94enne che vive da anni in Italia, Harry Shindler, che ha partecipato allo sbarco di Anzio. “Sono venuto a vivere qui nel 1982, e allora dovetti avere un permesso della polizia per restare. Se dovesse vincere l’ipotesi di Brexit sarebbe di nuovo così, e noi diventeremmo degli immigrati”, ha detto alla stampa.
La data dell’udienza all’Alta Corte non è ancora stata fissata ma dovrebbe essere questo mese. Lo studio Leigh Day che rappresenterà gli expat, sostiene che la legge che toglie il diritto di voto a chi vive all’estero da più di 15 anni è un disincentivo e una punizione per coloro che hanno deciso di esercitare il diritto alla libertà di movimento che l’Unione europea ha sancito per tutti i suoi cittadini.
“Crediamo che il governo abbia il tempo di emendare questa legge e dare il potere ai tanti espatriati che vogliono dire la propria su una decisione che avrà un impatto reale sulla loro vita di farlo”, ha spiegato Richard Stein, uno degli avvocati dello studio legale. Sono circa 2 milioni i britannici che vivono in altri Paesi membri e a cui potrebbe essere negato il diritto di voto nel referendum sulla Brexit.