Bruxelles – Dalle urne olandesi è uscito il risultato più temuto da Bruxelles: i cittadini dei Paesi Bassi dicono “No” alla ratifica dell’accordo di associazione tra Unione europea e Ucraina. Una decisione presa a grande maggioranza (oltre il 61%ha votato contro l’accordo, solo il 38% a favore), ma da una percentuale limitata della popolazione: alle urne si è recato solo il 32% dei cittadini. Un’affluenza bassa, ma comunque sufficiente a superare il quorum del 30% necessario perché una consultazione sia ritenuta valida nei Paesi Bassi. Il risultato non è comunque vincolante, ma il governo si era impegnato, in caso di raggiungimento della soglia minima di votanti, a rispettare la volontà dei cittadini.
Volontà espressa soprattutto dai cittadini più ostili a Bruxelles. L’opposizione all’accordo per favorire il libero scambio tra Kiev e i Paesi Ue, già in vigore in via provvisoria a partire dal 1 gennaio 2016, è parsa infatti più che altro un pretesto cavalcato dagli euroscettici per tentare di complicare i rapporti con Bruxelles, in un momento in cui il Paese detiene anche la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea. In prima fila nella campagna a sostegno del referendum il leader del partito xenofobo e di estrema destra Pvv (Partito per la Libertà), Geert Wilders, che ora canta vittoria: “Gli olandesi hanno detto di no all’élite europea e non al trattato con l’Ucraina” e questo rappresenta “l’inizio della fine dell’Ue”. Per Wilders si tratta di “una mozione di sfiducia del popolo contro le élite di Bruxelles e dell’Aia”. A gioire per i risultati anche i sostenitori della Brexit, secondo cui i risultati della consultazione olandese mostrano un’ondata di malcontento nei confronti dell’Ue che va ormai ben oltre i confini del Regno Unito.
Si tratta in effetti di una bella gatta da pelare per Bruxelles, non solo per il peso simbolica della bocciatura ma anche dal punto di vista pratico. Tutto da chiarire cosa succederà ora con un accordo fortemente voluto dalla Commissione europea nonostante la strenua opposizione di Vladimir Putin e già ratificato da tutte le capitali, esclusa appunto quella olandese. Pare però chiaro che il premier, Mark Rutte sia intenzionato a seguire l’indicazione dei cittadini: “L’accordo non può essere ratificato com’è attualmente”, si è limitato per ora a commentare.
Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker è “triste”, ha commentato il portavoce, Margaritis Schinas, facendo sapere che il capo dell’esecutivo comunitario, ha fatto sapere, “ha parlato a lungo ieri sera e questa mattina con Rutte e anche con il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz”. Juncker “ha legato tutta sua esistenza e la sua carriera politica all’Europa e continuerà a battersi per l’Europa. Anche se dovesse rimanere il solo a farlo, lo farà”, garantisce Schinas. La Commissione europea per ora “prende nota del risultato del referendum” e ricorda che “spetta ora al governo olandese valuare la situazione e decidere come procedere”. Bruxelles tiene comunque a ricordare che “l’accordo con l’Ucraina è stato ratificato da 27 Stati membri e dal parlamento Ue” e che la sua applicazione in via provvisoria a partire da inizio 2016 è avvenuta “per decisione del Consiglio con il supporto di tutti i 28 STati membri e su questo non ci sarà impatto”. La Commissione europea garantisce di restare “molto impegnata nelle relazioni con l’Ucraina” e fa sapere che presenterà, come stabilito, la proposta per la liberalizzazione dei visti con Kiev entro fine mese.
Preoccupazione anche a Kiev che rischia di vedere bloccato un accordo economicamente di importanza vitale per il Paese, oltre che vedersi sbarrata la (lunga) strada verso un processo di maggiore integrazione con l’Unione europea. Nonostante i risultati del referendum olandese “continueremo il nostro movimento verso l’Ue”, ha però assicurato il presidente ucraino, Petro Poroshenko.