Roma – Un investimento di 12 milioni di euro per mandare a 27 milioni di famiglie britanniche una brochure contro la Brexit: il governo di David Cameron usa anche quest’arma per convincere i sudditi di Elisabetta II a votare per la permanenza del Regno unito nell’Ue al referendum del prossimo 23 giugno. Non si può dire che Downing Street non si stia spendendo, e non stia spendendo, per promuovere la causa europeista dopo aver strappato l’accordo sulle nuove condizioni per far rimanere il Regno Unito tra i 28.
La vicenda ha però mandato su tutte le furie i sostenitori della Brexit, a partire da quei compagni di partito di Cameron che hanno deciso di sostenere l’uscita del Regno Unito dall’Ue e che ora accusano il premier di “propaganda” fatta dall’esecutivo con “spreco di denaro pubblico”. Il conservatore Liam Fox, ex ministro della Difesa di Cameron, ha promosso una petizione online per fermare l’iniziativa del governo, mentre un altro autorevole esponente dei Tory sostenitore del fronte pro Brexit, il sindaco di Londra Boris Johnson, parla di “sperpero” e “abuso” di risorse pubbliche. Se l’esecutivo fa campagna “con i soldi di tutti”, ha lamentato, dovrebbe fornire informazioni imparziali diffondendo gli argomenti di entrambi gli schieramenti.
Una prima risposta alle critiche l’ha data il ministro della Difesa, Michael Fallon, spiegando che “il governo non è neutrale sulla questione” della Brexit, perché ritiene che “per il Regno unito sia meglio restare nell’Unione europea”. Poi, anche lo stesso Cameron ha rivendicato la decisione di spedire le brochure. I 9 milioni di sterline (circa 12 milioni di euro) che serviranno sono “soldi ben spesi”. Il primo ministro ha infatti ribadito la convinzione che il Regno Unito debba rimanere nell’Unione europea per rimanere un Paese “prospero”.