Bruxelles – Il voto non è vincolante e il tema non è di primo piano. Eppure quello che si svolgerà domani nei Paesi Bassi sull’accordo di associazione tra Unione europea e Ucraina, è un referendum che viene guardato, da Bruxelles e non solo, con particolare attenzione. Al centro della consultazione, la ratifica da parte del Paese, dell’accordo per facilitare il commercio tra Kiev e i Paesi Ue, con la creazione di una zona di libero scambio globale e approfondita. L’accordo viene già attuato, in via provvisoria, a partire dal 1 gennaio 2016 ma deve comunque essere ratificato in ogni sua parte da tutti i parlamenti nazionali per poter entrare legalmente in atto. Quello dei Paesi Bassi è l’unico parlamento europeo a non averlo ancora ratificato.
A creare il caso, il sito satirico olandese “Geenstijl” che qualche mese fa ha annunciato di avere raccolto il numero sufficiente di firme per obbligare le autorità olandesi a indire una consultazione popolare sull’intesa. Il Consiglio elettorale olandese ha dovuto ammettere la validità di oltre 400 mila firme (il minimo necessario è 300 mila) e il referendum è stato indetto. Perché la consultazione sia dichiarata valida, deve recarsi alle urne oltre il 30% dei cittadini. Superata questa soglia, il governo ha dichiarato che rispetterà la volontà dei cittadini. Un imbarazzo non da poco per un governo fortemente pro-europeo che ha supportato l’accordo, sostenendo che favorirebbe il commercio e la stabilizzazione dell’Ucraina, e che in questo periodo detiene anche la presidenza di turno dell’Unione europea. Ancora non è chiaro cosa accadrebbe dell’accordo se il governo olandese fosse costretto a non ratificarlo.
La possibilità esiste ed è concreta. Secondo il sondaggista olandese Maurice De Hond, il 66% delle persone convinte di andare alle urne voterà per sostenere il ‘No’ all’accordo, mentre solo il 25% è favorevole al libero scambio con l’Ucraina. Fondamentale dunque capire se sarà o meno raggiunto il quorum. Per l’agenzia di sondaggi dei Paesi Bassi TNS Nipo, l’affluenza sarà del 32%, appena al di sopra della soglia minima del 30% perché il referendum sia ritenuto valido.
In gioco non sembra esserci tanto la volontà dei cittadini olandesi di facilitare o meno i commerci con Kiev. Piuttosto, quello di domani, rischia di trasformarsi in un voto sull’Europa. Il leader del comitato che ha promosso il referendum, Arjan van Dixhhorn, ha ammesso che il vero obiettivo della consultazione è spingere una revisione del rapporto dell’Olanda con la Ue. “In realtà non ci importa nulla dell’Ucraina”, ha confermato in una intervista alla tv pubblica. Il timore del governo è che possa ripetersi quando accaduto nel 2005 quando la popolazione olandese ruppe le tradizionali posizioni pro-europee e bloccò la ratifica di una costituzione europea. Il segnale sarebbe tanto più forte a poche settimane dal referendum sulla Brexit del 23 giugno. “Se c’è un buon risultato e un forte ‘No’ al referendum, manderà un grosso messaggio”, sostiene il leader degli indipendentisti britannici dello Ukip, Nigel Farage, secondo cui la vittoria dei no chiarirebbe che “questa crescita dell’euroscetticismo non è solo nel nostro Paese, ma sta accadendo anche altrove”.
“Spero che gli olandesi possano superare la propria rabbia e dire: sì, siamo insoddisfatti dall’Europa, siamo insoddisfatti da questo governo olandese, ma sosteniamo ancora l’Ucraina”, auspica il ministro delle Finanze olandese, Jeroen Dijsselbloem.