Roma – Dalle fonti fossili arrivano altri guai per il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e per il suo esecutivo. Dopo la decisione del premier-segretario Pd di sostenere l’astensionismo al referendum del 17 aprile sulle trivelle in mare – che ha provocato l’ennesimo scontro con la minoranza del suo partito – ieri sono arrivate le dimissioni del ministro per lo Sviluppo economico, Federica Guidi, a causa di una intercettazione emersa da un’inchiesta della procura di Potenza in cui è indagato il suo compagno, Gianluca Gemelli, che sarebbe stato favorito da un emendamento dell’esecutivo per sbloccare il progetto Tempa Rossa che dovrebbe portare a Taranto il petrolio lucano.
Guidi non figura tra gli indagati, ma tra le carte dei magistrati potentini c’è una sua telefonata con Gemelli, in cui l’ormai ex ministro informava il compagno di aver ottenuto il via libera dalla collega di governo, Maria Elena Boschi, per inserire nella Legge di stabilità 2015 un emendamento per sbloccare il progetto Tempa Rossa e dare il via ai lavori per portare il petrolio lucano nella raffineria Eni di Taranto. Lavori dei quali poi Gemelli avrebbe dovuto beneficiare, partecipando ai subappalti con due sue aziende operanti nel settore petrolifero.
Nella lettera di dimissioni inviata a Renzi e pubblicata sul sito del Mise, Guidi professa la propria “buona fede” e si dice convinta della “correttezza” del proprio operato, ma riconosce una ragione di “opportunità politica” che la spinge a fare un passo indietro. Dimissioni subito accolte dallo stesso premier – attualmente in visita ufficiale negli Usa, dove oggi partecipa al Nuclear Security Summit – il quale però dovrà comunque affrontare le opposizioni sul piede di guerra.
Il vicepresidente della Camera, il pentastellato Luigi Di Maio, attacca “un governo inadeguato, che ha messo ai posti di comando persone che fanno gli interessi delle lobby”, e annuncia l’intenzione del M5S di presentare una mozione di sfiducia in Parlamento. Mozione sulla quale convergerà anche la Lega Nord, che con il capogruppo a Montecitorio, Massimiliano Fedriga, annuncia: “Voteremo sicuramente la sfiducia”.
Da Sinistra italiana, il deputato Stefano Fassina, candidato sindaco per Roma, accoglie le dimissioni di Guidi come un “atto dovuto” e denuncia i “conflitti d’interessi brutali” che a suo avviso contraddistinguono il governo, “sempre più rappresentante degli interessi più forti del Paese, lontano dagli interessi del lavoro e dalla giustizia sociale”.
Anche Forza Italia punta il dito sull’esecutivo nel suo complesso. Per il presidente dei deputati azzurri, Renato Brunetta, “la notizia non sono le dimissioni, ma il fatto che ci siano solo quelle del ministro Guidi”. Nel commento affidato alla propria pagina Facebook, Brunetta vede nella vicenda “la certificazione di come la Legge di stabilità, che è la spina dorsale della politica del governo, sia marcia in se stessa, abbia come logica suprema non il bene del Paese ma quello degli amici degli amici”.
Nel frattempo, Renzi ha assunto l’interim dello Sviluppo economico promettendo tempi rapidi per la sostituzione al vertice del ministero senza portafoglio. È ancora presto per capire su chi possa ricadere la scelta. È un nodo che verrà sciolto dopo del rientro del premier in Italia.