Bruxelles – L’Unione europea dovrebbe rivedere il parametro chiave per i calcoli relativi al Patto di Stabilità e crescita. A chiederlo è stata l’Italia, insieme ad altri sette Paesi europei, che hanno inviato una lettera alla Commissione Europea, invitando a modificare il metodo di calcolo dell’output gap, l’indicatore sulla base del quale vengono valutate le correzioni di bilancio se i Paesi si allontanano dagli obiettivi stabiliti da Bruxelles per assicurare l’equilibrio strutturale.
La missiva datata 18 marzo è firmata dal ministro Pier Carlo Padoan e dagli omologhi di Spagna, Portogallo, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Slovenia e Slovacchia, e indirizzata al vicepresidente all’euro, Valdis Dombrovskis, e al commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici.
I ministri finanziari di otto paesi dell’Ue, fra cui l’Italia e la Spagna, hanno scritto una lettera alla Commissione europea in cui contestano in modo piuttosto deciso il metodo usato dall’Esecutivo comunitario per valutare gli sforzi di riduzione dei deficit nei bilanci degli Stati membri, e per decidere se sono in linea con quanto prescrive il Patto di Stabilità o se sono necessarie ulteriori correzioni. La lettera, datata 18 marzo, è stata inviata ai due commissari europei competenti, Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis, e per conoscenza, con preghiera di diffonderla agli altri colleghi dell’Eurozona, al presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem.
Le critiche degli otto ministri riguardano in particolare l’orizzonte temporale preso in conto dalla Commissione nelle sue previsioni macroeconomiche, su cui Bruxelles basa poi le sue valutazioni sui bilanci pubblici e sul rispetto del Patto di Stabilità da parte degli Stati membri. Nella lettera viene definito “incoerente” il fatto che l’Esecutivo Ue limiti a due anni quest’orizzonte temporale, quando invece i governi basano su un orizzonte più lungo, quattro anni, i loro “programmi di stabilità” (per i membri dell’Eurozona) o “di convergenza” (per gli altri paesi) riguardanti i bilanci pubblici.
Gli otto ministri “suggeriscono fortemente” di aumentare a quattro anni l’orizzonte delle previsioni macroeconomiche della Commissione, vedendo in questo allungamento “un vantaggio per una gestione sana e sostenibile delle finanze pubbliche”.
Ma la lettera (pubblicata oggi dalla testata economica spagnola Expansión) contiene anche un altro elemento di critica, sebbene non pienamente sviluppato, che riguarda il modo in cui viene stimato l'”output gap”, ovvero la differenza fra la crescita economica “potenziale” (purificata dagli effetti del ciclo) di un dato paese, e il reale aumento (o la diminuzione) del suo Pil. E’ sulla base di questo dato che la Commissione europea valuta se è rispettato il percorso – prescritto dal Patto di Stabilità per i paesi con deficit/Pil inferiore al 3% – verso il cosiddetto “obiettivo di medio termine”, ovvero, nel caso dell’Italia, verso il pareggio strutturale di bilancio.
La revisione del metodo di calcolo dell'”output gap” è una vecchia battaglia del ministro italiano dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che tuttavia alle sue richieste non ha mai ottenuto altro, finora, che risposte interlocutorie e attendiste da parte della Commissione europea e dagli altri interlocutori nell’Ecofin o nell’Eurogruppo. Padoan, ad esempio, ha fatto spesso notare che l’Ocse usa un modo diverso di calcolare l'”output gap”, e che l’Italia è fortemente svantaggiata dalle scelte metodologiche di Bruxelles.
La lettera degli otto ministri non propone direttamente una revisione del metodo usato dalla Commissione europea per calcolare la crescita potenziale, ma sottolinea che ci sono dei gruppi di lavoro a livello Ue che lo stanno esaminando in questa prospettiva; e dopo aver ricordato che ci sono “dubbi sostanziali” sulla metodologia e che sono stati proposti degli indicatori complementari accanto all'”output gap”, afferma di sostenere “una intensificazione del lavoro tecnico in questo campo”.
Lorenzo Consoli per Askanews