Non solo Abdeslam
Il fenomeno del rientro verso l’Europa dei foreign fighters è iniziato ben prima degli attacchi di Parigi dello scorso 13 novembre: fra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 almeno 21 combattenti (principalmente cittadini francesi e belgi) addestrati dallo Stato Islamico in Siria sono rientrati con intenzione di compiere diverse stragi ma hanno quasi tutti fallito, secondo i dati dell’intelligence francese. Una lunga e imperdibile inchiesta del New York Times su modalità di recruitment e addestramento dei foreign fighters, su nuove tecniche di terrorismo (agire in piccoli gruppi e stimolare gli altri ad agire in modo individuale per emulazione, ad esempio) e sulle indagini legate alle cellule ISIS in terra europea.
Bruxelles, ultima di una lunga lista
Gli attacchi all’aeroporto di Zaventem e alla metropolitana di Maelbeek sono in ordine cronologico gli ultimi di una lista di almeno 29 atti terroristici in tutto il mondo: il New York Times offre alcune infografiche e una timeline degli eventi che hanno portato alla morte di più di 650 persone.
Intelligence e cooperazione UE
Secondo il Guardian servirebbe usare più buon senso nel discutere di sicurezza e ruolo dell’Unione: all’ISIS non importa granché se l’UK rimarrà o meno nell’UE – il Regno Unito rimarrà comunque uno dei principali obiettivi dei terroristi, e per quanto debbano debbano sicuramente essere apportati dei miglioramenti in termini di cooperazione e condivisione delle informazioni fra intelligence europee, non sarà uno stato singolo a sconfiggere lo Stato Islamico. The more, the better.
Il modello americano a Schaerbeek?
Per il sindaco di Schaerbeek, il Belgio ha molto da imparare dal modello di integrazione degli USA: “Non ci sono statistiche su base etnica e politiche di discriminazione positiva sulla base di quei criteri. Tutto questo in Belgio non esiste,” dice a El País, aggiungendo che “In Belgio non ci siamo resi conto che siamo un paese di immigrati…nella nostra mente siamo ancora i Galli belgi di 2000 anni fa, tutti bianchi.”
Bruxelles, capitale in cerca di una nazione
Un ritratto della capitale belga sulla New York Review of Books: “Per molti belgi, Bruxelles è una città strana, di immigranti, rifugiati e importanti personaggi stranieri. È ancora una capitale in cerca di una nazione. E se si tiene in conto anche l’Unione Europea, allora è anche una capitale in cerca del suo impero, o del suo stato federale, o di qualunque cosa l’Europa sia destinata a divenire.”
A cura di Sarah Tuggey.