United we stand, divided we fall
Quello di Bruxelles non è stato il primo attacco terroristico sul suolo europeo in tempi recenti: basti pensare al 13 novembre a Parigi. Eppure, come ci ricorda un editoriale del Guardian, per la prima volta l’evento è entrato immediatamente nell’agenda di qualche politico che ha deciso di sfruttare la strage a suo vantaggio, dalla campagna elettorale americana a quella sulla Brexit. Ma “this is cheap and dangerous stuff.”
La paura e la Brexit
Non solo i pro-Brexit ma anche quelli contrari stanno utilizzando il tema della ‘paura’ per cercare di portare i votanti dalla loro parte: dal Primo Ministro David Cameron a numerosi altri esponenti proEU, sarebbe il caso di smetterla di paventare le cose più terribili in caso di uscita dall’Unione, iniziando invece a spiegare in modo esaustivo ciò che di positivo può essere fatto rimanendoci.
Bruxelles, l’obiettivo più facile?
Secondo il Der Spiegel, si scriverà molto di come i terroristi che hanno agito a Bruxelles abbiano colpito il cuore dell’Europa, e di come si siano posti come obiettivo l’Unione Europea e la sua capitale. Niente di tutto questo è sbagliato, eppure manca la spiegazione principale: i terroristi non hanno attaccato Bruxelles perché l’Unione ha lì la sua sede. Lo hanno fatto perché non esiste posto in Europa nel quale sia più facile pianificare e portare a termine un attacco.
Un centro di gravità permanente?
Dal punto di vista politico ed economico, secondo El País, il centro dell’Europa è la Germania. E il centro della Germania è il governo di “grande coalizione” fra i democristiani di centro-destra e i socialdemocratici di centro-sinistra. E il centro del governo di centro è Angela Merkel. Pertanto, in realtà, Merkel è il centro dell’Europa. Resisterà questo sistema agli ultimi, tragici eventi?
Radicalizzazione, figlia della nostra epoca
L’ISIS è figlio terribile del nostro tempo, secondo l’antropologo francese Alain Bertho, che su Libération afferma che la radicalizzazione (in ogni campo) non è da sottovalutare nella sua profondità storica, e che sarà difficile estirpare le posizioni più estreme nel giro di una sola generazione – soprattutto in Francia.
La vista da Budapest
Sul Budapest Times, Peter Josika offre un’interpretazione originale della situazione geopolitica attuale: “ovviamente, la concezione europea occidentale dell’Europa Centrale è ancora caratterizzata da mezze verità e pregiudizi. Davvero pochi capiscono le complesse radici storiche condivise dalle nazioni del blocco di Visegrád, e di conseguenza il loro approccio alle questioni politiche. Alcune di queste radici infatti sono molto vicine al passato imperialista e nazionalista dell’Europa, per il quale le potenze dell’Europa occidentale hanno co-responsabilità.”
A cura di Sarah Tuggey