di Wolfgang Münchau
L’accordo con la Turchia è la cosa più sordida a cui io abbia mai assistito nella moderna politica europea. Il giorno in cui i leader dell’Unione europea hanno firmato l’accordo, Recep Tayyip Erdogan, il presidente turco, ha scoperto il proprio gioco: «La democrazia, la libertà e lo stato di diritto… Per noi, queste parole non hanno assolutamente più alcun valore». A quel punto, il Consiglio europeo avrebbe dovuto chiudere la conversazione con Ahmet Davutoglu, il primo ministro turco, e mandarlo a casa. E invece hanno stretto con lui un accordo: denaro e molto altro ancora in cambio dell’aiuto nella crisi dei rifugiati.
La Turchia si occuperà di ritrasferire circa 72.000 rifugiati arrivati nella UE – uno swap uno-ad-uno per ogni clandestino che i turchi fanno salire sui barconi nel Mar Egeo. In cambio, l’UE pagherà alla Turchia 6 miliardi di euro e aprirà un nuovo capitolo nei negoziati di adesione all’UE – questo con un paese la cui leadership ha appena abrogato la democrazia. L’UE inoltre è pronta a consentire l’esenzione dal visto per 75 milioni di residenti in Turchia. L’Unione europea non solo ha venduto la sua anima, quel giorno, ma in realtà ha anche concluso un affare piuttosto scadente.
Io non sono in grado di giudicare se questo accordo è conforme alla Convenzione di Ginevra e al diritto internazionale. Presumo che il Consiglio europeo abbia fatto in modo di poter sostenere un’azione in tribunale. Ma anche se può essere considerato legale, ho i miei dubbi che possa essere attuato. Sarà interessante vedere se l’UE si rimangerà le promesse fatte alla Turchia nel caso che Ankara non riuscisse a mantenere l’impegno.
Anche se l’operazione fosse pienamente attuata, non alleggerirebbe la pressione di molto. Il numero atteso di rifugiati che si fanno strada verso l’UE sarà molto superiore ai 72.000 concordati con la Turchia. Un think-tank tedesco ha fatto i conti sui flussi di profughi previsti per quest’anno e ha messo a punto una stima che va da 1,8 a 6,4 milioni di persone. Quest’ultima cifra corrisponde allo scenario peggiore, che potrebbe includere un gran numero di immigrati dal Nord Africa.
La chiusura della rotta dei Balcani occidentali per i rifugiati – dalla Grecia attraverso la Macedonia, la Serbia, la Croazia e la Slovenia, per poi entrare in Austria e in Germania – ha procurato un sollievo a breve termine per gli europei del nord, ma ci sono numerosi percorsi alternativi che i rifugiati possono prendere. Possono passare attraverso il Caucaso e l’Ucraina, o attraverso il Mediterraneo verso l’Italia e la Spagna. Se i paesi chiudono i loro confini, non riducono il flusso di profughi, ma lo deviano semplicemente. Si tratta di un classico esempio di politica beggar-thy-neighbor (‘affama il tuo vicino’). Questo dimostra che una politica dei rifugiati a livello UE è inevitabile.
Uno dei casi più eclatanti di azione unilaterale è la chiusura delle frontiere in Austria. Ora il paese sta ripristinando i controlli alla principale frontiera verso l’Italia: l’autostrada del Brennero. Questa è una delle rotte più trafficate tra l’Europa meridionale e settentrionale. Una volta che i rifugiati arrivano in Italia, ci si aspetta molto movimento ai confini settentrionali. A quel punto è probabile che Francia, Svizzera e Slovenia decidano di ripristinare i controlli. L’Italia potrebbe essere tagliata fuori dall’area Schengen per i movimenti senza passaporto, di cui ora fa parte, e Schengen diventerebbe un piccolo club di paesi del Nord Europa – forse un modello per il futuro dell’eurozona. Questo sarebbe il primo passo verso la frammentazione della UE.
L’accordo con la Turchia avrà anche un impatto sul dibattito referendario nel Regno Unito. Il campo a favore di un’uscita dall’Unione europea non avrebbe forse qualcosa da dire sull’esenzione dal visto per 75 milioni di turchi? Chiunque abbia a cuore la democrazia e i diritti umani odierà questo accordo. Come anche chiunque tema il dominio tedesco dell’UE avviato da Angela Merkel. Il cancelliere tedesco non ne aveva certo bisogno, per uscire dalla trappola in cui si era cacciata. È stata la sua decisione unilaterale di aprire le frontiere della Germania che ha trasformato una crisi dei rifugiati gestibile in un disastro ingestibile.
Non è facile trattare in modo puramente razionale l’ipotesi di un’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. Ma ormai l’UE ha perduto la sua superiorità morale, non dovremmo sorprenderci se la gente comincia a mettere in discussione ciò che rappresenta – ed il perché della sua esistenza.
Pubblicato sul Financial Times il 21 marzo 2016. Traduzione di Voci dall’Estero rivista da Thomas Fazi.