In attesa della Libia
David Cameron ha ammonito ieri i partner europei sulla possibilità che la rotta dei migranti dalla Libia diventi insostenibile quanto quella dalla Siria, spingendo affinché la nuova strategia sia quella di intercettare le navi in acque libiche riportandole ai porti d’origine. Le criticità del piano però, sottolinea il Guardian, sono numerose: oltre alla questione basilare dei diritti umani, il governo libico non ha controllo sulla nazione, divisa è sempre più pericolosa da quando Gheddafi è stato deposto nel 2011, e i migranti spesso partono in cerca di asilo politico in Europa.
Merkel sempre più sola?
Secondo il New York Times, quella che una volta era la nuova Lady di Ferro ora è sempre più isolata in ambito nazionale ed internazionale: la sua idea di risoluzione paneuropa della crisi dei migranti si è scontrata troppe volte con una realtà composta da stati dell’UE troppo occupati a difendere i loro interessi singoli, perdendo di vista i bisogni di intere popolazioni costrette alla fuga dalla loro patria.
Accogliere gli immigranti “conviene”
Secondo Tzvetan Todorov, storico nato in Bulgaria e residente in Francia da oltre 50 anni, intervistato sul Corriere, l’Unione Europea è miope non solo di fronte al dramma dei migranti, ma anche di fronte alle potenzialità che rappresentano in termini di vantaggi per la nazione ospitante, e ciò si riflette anche nella crescita dei movimenti populisti e xenofobi.
La Norvegia e gli immigrati
Partiti anti-immigrazione, un ministro dell’immigrazione parte del PdF (Partito del Progresso, formazione di destra populista) che dice che “l’ondata migratoria avrà conseguenze devastanti sulla società”, gruppi di ronda cittadina che si fanno chiamare “i soldati di odino”: benvenuti in Norvegia, dove intere famiglie vengono espulse, secondo una legge sugli immigrati fra le più dure in Europa, senza la minima considerazione della vita che sono riusciti a crearsi dopo anni nel regno, ci racconta Le Monde.
Silenzio, parla Draghi
Come ci ricorda Pablo Suanzes su El Mundo, quando Draghi decide di parlare al di fuori dei soliti canali (la conferenza stampa dopo la riunione del Consiglio della BCE, o una delle poche interviste concesse) è perché significa che vuole farci sapere qualcosa di importante. E ieri è stato proprio uno di quei giorni, davanti ai Capi di Stati e di Governo dell’Unione Europea.