Bruxelles – I diritti fondamentali di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (Lgbt) sarebbero continuamente a rischio secondo la nuova relazione dell’agenzia dell’Ue per i diritti fondamentali (Fra), la quale sostiene ci sia ancora mancanza di informazione e formazione sui bisogni di queste categorie. Dai risultati della ricerca emerge che, in molti Stati membri, “l’omosessualità è considerata ancora, anche dai medici, una malattia, e la transessualità come un problema mentale”, andando così a diffondere nella società, tra le categorie professionali e tra i responsabili politici, tentativi discriminatori e reati generati dall’odio.
Nello svolgere la sua ricerca, la Fra si è rivolta a categorie professionali in grado di individuare sia i fattori trainanti, che la barriere, frapposte tra Lgbt e la tutela dei loro diritti fondamentali. I risultati che emergono riguardano gli atteggiamenti ostili della società, che nutre pregiudizi nei confronti degli Lgbt, ritenendo appunto l’omosessualità “come una patologia contagiosa”. La soluzione a tutti questi atteggiamenti potrebbe essere la sensibilizzazione a livello europeo e nazionale, offerta attraverso la formazione professionale e la creazione di partenariati con la società civile per combattere i pregiudizi.
“Le persone Lgbt hanno gli stessi diritti all’istruzione, all’assistenza sanitaria e alla parità di trattamento di qualsiasi altro individuo” sostiene Michael O’Flaherty, il direttore della Fra, aggiungendo che “anche loro hanno diritto di vivere la propria vita in maniera dignitosa, senza timori e senza subire discriminazioni”. O’Flaherty nota che i recenti sviluppi della Fra rivelano dati preoccupanti, come “la credenza da parte di alcuni medici che l’omosessualità sia una sindrome”, fenomeni che, sottolinea “evidenziano la necessità per l’Ue di mettere i funzionari pubblici nelle condizioni di svolgere il proprio lavoro in modo da erogare un servizio di alta qualità, per contribuire a porre fine alle sofferenze di numerose persone Lgbt.”