Bruxelles – Quella del piano di ricollocamento dei profughi presenti in Grecia e in Italia è la storia di un fallimento europeo. Secondo quanto proposto dalla Commissione, e approvato dagli Stati membri lo scorso settembre, l’obiettivo è trasferire, entro settembre 2017, 160mila persone in evidente bisogno di protezione internazionale dei due Paesi di frontiera ad altri Stati membri. Ma dopo circa sei mesi dal lancio del piano sono stati ricollocati dalla Grecia e dall’Italia appena 937 richiedenti asilo.
“Gli Stati onorino gli impegni presi” – “La situazione umanitaria in Grecia si aggrava ogni giorno di più: è urgente che gli Stati membri onorino i loro impegni per impedire l’ulteriore deteriorarsi della condizione dei rifugiati nel Paese”, ha esortato il commissario all’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos. “Dobbiamo aumentare in modo sostanziale i ricollocamenti nei prossimi giorni e nelle prossime settimane”, ha chiesto il commissario agli Stati a cui ha ricordato di essersi “giuridicamente impegnati” a ricollocare 160mila profughi. Avramopoulos ha anche invitato a “dare prova di solidarietà nei confronti dei Paesi terzi colpiti dalla crisi dei rifugiati, con un aumento decisivo degli sforzi di reinsediamento”, dei profughi presenti in nazioni come Turchia e Libano: il programma europeo ne prevederebbe 20mila.
Segnali positivi a inizio marzo – L’esecutivo comunitario sottolinea però che le cose, seppure lentamente, stanno migliorando, ma si deve fare di più. Nelle prime settimane di marzo sono state ricollocate 287 persone, di cui 241 dalla Grecia, e questo “mostra che il ricollocamento può funzionare più rapidamente se gli Stati membri si impegnano sul serio”, afferma in una nota la Commissione secondo cui “il fattore più importante nel rallentamento del processo è la mancanza di volontà politica da parte degli Stati membri, che si è tradotta in un numero limitato di offerte di ricollocazione e nella lunghezza dei tempi di risposta, impedendo al programma di diventare un’alternativa a percorsi pericolosi e irregolari”.
Servono 5.600 ricollocamenti al mese – Per la Commissione è “urgente” che gli Stati membri intervengano “in modo determinato” per accelerare il ritmo dei ricollocamenti: per rispettare gli impegni presi finora nel quadro del meccanismo di ricollocamento, sarebbe necessario realizzare circa 5.600 ricollocamenti al mese come minimo.
Migliore la situazione dei reinsediamenti – Va un po’ meglio la situazione per quanto riguarda i reinsediamenti da Paesi terzi. L’8 giugno 2015 la Commissione aveva adottato una proposta su un programma europeo in base al quale gli Stati membri si sono impegnati, il 20 luglio, a reinsediare 22.504 persone in evidente bisogno di protezione internazionale. Al 15 marzo 4.555 persone sono state reinsediate in 11 Paesi. La maggior parte dei paesi partecipanti ha accolto siriani provenienti dalla Giordania, dal Libano e dalla Turchia. Al di là di questo quadro, alcuni paesi stanno svolgendo programmi di reinsediamento distinti, a seguito di precedenti impegni internazionali.