Bruxelles – Non bastavano le obiezioni sulla legalità, piovute da ogni angolo sull’accordo Ue-Turchia. A sbarrare la strada verso l’intesa che Bruxelles spera di siglare entro fine settimana con Ankara per bloccare il flusso di migranti in arrivo attraverso l’Egeo c’è un altro ostacolo, grosso come un macigno. A porlo questa volta è Cipro, che alla luce dei rapporti a dir poco complicati con Ankara ha chiarito che bloccherà qualsiasi intesa preveda l’apertura di nuovi capitoli negoziali per l’accesso della Turchia all’Ue, elemento considerato invece centrale dal governo turco. A nulla è servito il tentativo di Donald Tusk, volato a Nicosia nella speranza di portare a più miti consigli il presidente Nikos Anastasiadis: “Ho detto al presidente del Consiglio europeo che la Repubblica di Cipro non intende acconsentire all’apertura di alcun capitolo se la Turchia non rispetterà i suoi obblighi descritti nel quadro negoziale e nel protocollo di Ankara”, ha ribadito a fine incontro il presidente cipriota.
L’annosa questione ruota intorno al mancato riconoscimento della Repubblica di Cipro da parte della Turchia che, dopo avere siglato nel 2005 un accordo per estendere i benefici dell’Unione doganale all’insieme dei dieci nuovi Stati membri, Cipro inclusa, non lo ha poi mai applicato a Nicosia, pubblicando anzi una dichiarazione ufficiale che riafferma il proprio non riconoscimento della repubblica di Cipro. In questa occasione, ricorda Anastasiadis a Tusk, Ankara “ha definito Cipro come ‘defunta’ e nel novembre 2015 il primo ministro ha ribadito la posizione turca sul non riconoscimento di Cipro”. Alla luce di questo “deve essere essere chiaro ai partner europei che accettare la domanda turca senza che la Turchia metta in atto gli obblighi in sospeso da lungo tempo, costituirebbe, con il mio consenso, l’accettare che la Repubblica di Cipro è defunta”, ha chiarito Anastasiades.
I negoziati che l’Ue ha ingaggiato con Ankara, lamenta poi Anastasiadis, complicano ancora il rapporto già teso che la Turchia ha con Nicosia. “Questa proposta mi porta, non per mia volontà, ad un confronto con la Turchia e un confronto con il governo turco in questa fase critica di negoziati è l’ultima cosa che stiamo cercando”, fa notare il presidente cipriota a Tusk, chiarendo che “è ingiustificato, controproducente e inaccettabile spostare il peso della risposta alla crisi migratoria sulle mie spalle o sulle spalle di Cipro”. Duro richiamo che, specifica il cipriota, non è rivolto a Tusk.
Il presidente del Consiglio europeo incassa il colpo e mette in agenda una nuova tappa del suo tour alla ricerca di un accordo che pare sempre più lontano: questa sera sarà ad Ankara per discutere ancora con il governo turco in vista del vertice di giovedì e venerdì. Le discussioni con la Turchia, spiega Tusk, “vanno molto oltre l’immigrazione” e riguardano anche “la possibilità di ri-energizzare le relazioni” con Ankara. Ma “nessun Paese terzo può mai essere più importante per me di alcuno Stato membro”, chiarisce Tusk.
La proposta turca su cui si sta ragionando, spiega il presidente del Consiglio europeo alla luce delle obiezioni, “deve essere ribilanciata e deve essere accettabile per tutti i ventotto e per le istituzioni Ue”. L’obiettivo è concludere l’accordo questa settimana ma “non ci siamo ancora”, ammette Tusk.“Una delle questioni chiave – spiega – è la legalità: dobbiamo assicurare che ogni schema di ritorno su larga scala rispetti pienamente le leggi Ue e gli impegni internazionali” ma “dobbiamo anche assicurare che ogni richiedente asilo abbia una valutazione individuale in Grecia prima di essere rimandato in Turchia e che chiunque ha diritto alla protezione internazionale riceva il trattamento adeguato in Turchia”. E ancora, da tenere in contro, ci sono le vie alternative di possibile accesso dei profughi dalla Turchia verso l’Europa, come ad esempio la Bulgaria.