Grande-Synthe, un campo “modello”
Per riuscire a gestire la situazione del campo di Basroch, vicino a Dunkerque, passato da 80 a circa 3000 persone ospitate nel giro di pochi mesi, il comune di Grande-Synthe ha chiesto a Medici Senza Frontiere di organizzare un campo profughi: Le Monde ci offre una serie di infografiche e un video dedicati a questo campo e ad i suoi occupanti, in fremente – ma purtroppo al 99% inutile – attesa di entrare nel Regno Unito.
Un vecchio continente pieno di nuovi confini
Nonostante gli accordi siglati con la Turchia, ci sono – e ci saranno – tantissimi Idomeni in Europa: ma le porte verso l’Unione purtroppo vengono sistematicamente chiuse in faccia a chi scappa dagli orrori, ad esempio quelli della guerra in Siria. Der Spiegel ci offre un quadro intenso e completo delle tensioni interne alla Germania e all’Unione di fronte ad un’emergenza sempre più insostenibile per ogni parte in causa.
Ha dato un passaggio ad una famiglia di Siriani: rimandata a processo
Lisbeth Zorning, ex ombudsman danese per i diritti dei minori, è sotto processo per aver dato un passaggio a Copenhagen ad una famiglia di Siriani. Accusata di traffico di esseri umani. Suo marito dovrà invece rispondere delle accuse di aver offerto loro un caffé in ufficio e di averli portati in stazione dove ha comprato loro un biglietto per la Svezia. Il verdetto è atteso a giorni, in un paese dove l’opinione pubblica è sempre più polarizzata nei confronti dei migranti.
Aquarius, diario di bordo
Su Libération, Jean-Paul Mari tiene un diario di bordo dall’Aquarius, nave di SOS Méditerranée che – partita da Lampedusa – ha funzioni di controllo del mare e salvataggio dei migranti che decidono di attraversarlo. Racconti di disperazione e speranza, pagine di un diario che narra il meglio (ed il peggio) dell’umanità.
L’incubo di Idomeni
Ci sono circa 13.000 migranti bloccati nel campo di Idomeni, al confine fra Grecia e Macedonia: circa un terzo sono bambini, bloccati in un limbo di disperazione e speranza. Un reportage di Vice Italia curato da Harriet Salem cerca di mostrarci questo mondo così vicino eppure distante anni luce.
La fabbrica europea è in rovina?
Su El País, Lluís Bassets fa un interessante, seppur sconfortante, paragone: l’Europa come una fabbrica di democrazia che ha influenzato le aspirazioni democratiche turche. Ora è invece la Turchia ad influenzare – negativamente – l’Unione, sostenuta dal blocco di Visegrad, tendenzialmente illiberale e populista.
Gheddafi, versione turca?
Nel 2010 il Colonnello Gheddafi chiese €5 miliardi all’allora premier italiano Silvio Berlusconi per fermare l’ondata migratoria ed evitare che l’Europa “diventasse un’altra Africa.” Vi ricorda qualcosa tutto ciò? Gheddafi ha avuto i suoi soldi, e relativamente niente è cambiato, ci ricorda Steven Erlanger sul New York Times: cambiano i nomi, ma i problemi rimangono e, anzi, diventano peggiori, anche a causa degli accordi fatti con il ‘Sultano’ Erdogan.
A cura di Sarah Tuggey