Bruxelles – Prove concrete ancora non ce ne sono, ma lo scenario pare a tutti quantomeno realistico. Ora che la rotta balcanica dalla Grecia verso il nord Europa è chiusa, crescono i timori di una riapertura di rotte alternative: ad esempio quella del Mediterraneo centrale che dalla Libia porta fino a Lampedusa o quella che dall’Albania conduce, via mare, sulle coste pugliesi. Possibili scenari che vedrebbero l’Italia come crocevia centrale. Roma lo sa bene e, pur tentando di contenere i timori, si prepara a fare fronte all’emergenza. “Fino a questo momento non abbiamo l’evidenza” che possano arrivare flussi consistenti di migranti lungo la rotta dell’Albania, spiega il ministro dell’Interno, Angelino Alfano a Bruxelles per una riunione con i colleghi dei Ventotto. Ma “la logica – ammette – ci suggerisce che se dalla Turchia dovessero continuare ad arrivare grandi flussi di migranti sulla rotta balcanica e i muri dovessero interrompere il viaggio verso il nord Europa, allora si potrebbe aprire quella rotta”.
Per questo il governo italiano è già in contratto con Tirana. “Stiamo lavorando con l’Albania – spiega Alfano – il presidente del Consiglio con il premier albanese e io con il ministro che è venuto a Roma la scorsa settimana. Nei prossimi giorni andrò anche io in Albania per lavorare insieme in modo da fare tutto il possibile per fare prevenzione su antiterrorismo e immigrazione illegale”, assicura. E anche Tirana sembra volersi muovere d’anticipo. Secondo quanto riportato dalla stampa locale, le autorità albanesi hanno già messo a punto piani per la preparazione di centri di accoglienza per 10mila rifugiati siriani nelle città di Korca and Gjirokastra, vicino al confine con la Grecia.
Ma la faccenda non può essere affidata solo a contatti tra il governo italiano e quello albanese: “Ho chiesto che il tema non sia solo italiano, non possiamo avere a che fare solo noi bilateralmente con l’Albania”, sottolinea a fine riunione Alfano, secondo cui “l’Albania può essere un partner strategico dell’Unione europea per affrontare la questione dei Balcani”.
Che la questione esista non è solo l’Italia a sostenerlo. “Siamo consapevoli che c’è un rischio di frammentazione delle rotte ed è qualcosa che la Commissione, Frontex e i Paesi riguardati tengono bene a mente”, spiega la portavoce dell’esecutivo comunitario, Natasha Bertaud. La questione, aggiunge, è stata anche sollevata ieri nel corso della videconferenza settimanale tra i rappresentanti dei Paesi dei Balcani durante cui “Frontex ha informato i leader su questo tema confermando che non è uno scenario oggi in atto ma che può avere luogo”. In ogni caso si sta già lavorando a “piani d’emergenza” nel caso l’eventualità dovesse concretizzarsi.