Bruxelles – Quello di Giulio Regeni, il ricercatore italiano scomparso al Cairo in circostanze misteriose il 25 gennaio scorso e trovato morto dopo otto giorni , “non è un evento isolato”, ma “si colloca in un contesto di torture, morti in carcere e sparizioni forzate avvenute in tutto il Paese”. L’Unione europea deve quindi “sollevare con le autorità egiziane la questione delle sparizioni forzate e del ricorso alla tortura quale prassi abituale”, e il governo del Paese deve “fornire alle autorità italiane tutte le informazioni e tutti i documenti necessari per consentire lo svolgimento di indagini congiunte rapide, trasparenti e imparziali sul caso Regeni”. Con una risoluzione trasversale approvata con 588 voti favorevoli, 10 voti contrari e 59 astensioni, il Parlamento europeo prova a fare pressione sul regime militare di al-Sisi per avere giustizia e verità per Regeni.
“Nonostante i fortissimi legami con l’Egitto l’Ue deve assumere una posizione ferma e decisa che ci porti a chiedere chiarezza”, perché “non deve restare il dubbio che l’odore del potere e degli interessi coprano la puzza del sangue di Regeni”, ha affermato Ignazio Corrao del Movimento 5 Stelle nel suo intervento in Aula.
“Questo voto è un atto di dignità, una buona cosa”, ha detto Curzio Maltese de L’altra Europa, ma “non basta”, in quanto bisogna “smettere di considerare alleati regimi liberticidi come Egitto o Turchia e smettere di fornire loro risorse che vengono usare per opprimere i loro popoli”, perché in questo modo l’Europa “non lavora contro ma a favore del terrorismo”. Antonio Tajani, di Forza Italia, dal canto suo ha sottolineato che “l’Egitto è interlocutore importante e un Paese importante per la stabilità del Mediterraneo”, ma “noi non possiamo barattare i nostri valori per interessi commerciali e politici”. L’Egitto, ha dichiarato nel suo intervento Antonio Panzeri del Pd “deve interrompere la pratica della tortura e delle sparizioni forzate , deve abolire le leggi repressive del 2103, deve rilasciare i detenuti arbitrariamente arrestati, consentire ai sindacati ed alle organizzazioni della società civile di operare liberamente”.