Roma – Un italiano su due non si sente europeo. Il dato emerge dall’estratto nazionale del rapporto Eurobarometro Autunno 2015, presentato oggi a Roma nella sede della Rappresentanza della Commissione europea in Italia. Esattamente il 50% del campione di nostri connazionali, intervistati tra il 7 e il 16 novembre scorso, non si sente cittadino dell’Unione europea. Un dato in aumento rispetto al 44% registrato a maggio dello scorso anno, e peggiore perfino del Regno unito, dove il 52% dei cittadini si percepiscono come appartenenti all’Ue nonostante il dibattito sulla Brexit.
Un dato sorprendente emerso dall’indagine demoscopica riguarda l’accoglienza: solo il 42% degli intervistati ritiene che l’Italia debba fornire assistenza ai rifugiati, mentre il 46% è contrario. La media Ue mostra una netta prevalenza di chi pensa che il proprio Paese debba fornire protezione internazionale (65%), e dunque gli italiani si avvicinano più a ungheresi, cechi e slovacchi, i quali fanno registrare percentuali tra il 24% e il 35% di chi vuole dare accoglienza.
È da precisare che la domanda, “il suo paese dovrebbe aiutare i rifugiati?”, metteva in risalto il ruolo nazionale nel fornire protezione. Cosa che potrebbe far pensare a dati diversi se la questione fosse stata posta in altri termini. Infatti, ben il 69% degli Italiani ritiene che serva una politica comune dell’Ue sull’immigrazione. Un valore in calo rispetto al 73% registrato a maggio 2015, ma comunque molto alto e tale da far supporre che, almeno una parte di chi non vuole che l’Italia aiuti i migranti, non sia contrario all’aiuto in sé ma all’idea che debba essere il Paese a farsene carico.
Al netto di tale considerazione, però, si registra comunque una notevole insofferenza sulle questioni migratorie. Se si parla non di rifugiati ma di migranti in senso più ampio, il 66% degli italiani ha una percezione negativa di quelli provenienti da fuori dell’Ue. Anche nei confronti degli altri cittadini Ue che si sono trasferiti in Italia prevale un atteggiamento ostile: non li vede di buon occhio il 49% degli italiani, mentre solo il 41% ha opinioni positive.
L’immigrazione occupa il primo posto tra le preoccupazioni della popolazione. Vale tanto in Italia, dove è considerata la sfida principale da affrontare per il 49% degli intervistati, quanto in Europa dove lo è per il 58%. A questo punto è interessante osservare il trend del dato europeo. A maggio 2014 solo poco più del 20% dei cittadini Ue riteneva prioritaria la questione migratoria. In un anno la percentuale è balzata quasi al 40%, e dal maggio al novembre 2015 si è arrivati al 58%. Come sottolinea Emilio Delmonte, direttore della Rappresentanza della Commissione europea in Italia, la sensibilità verso questo tema “è maturata con l’apertura della rotta balcanica”. Un’evoluzione che ha fatto passere in secondo piano, nella percezione pubblica, i problemi economici e occupazionali, indicati come prioritari appena dal 20% circa degli europei.
Interessante la tabella sulla fiducia nelle istituzioni. I partiti politici sono ultimi con ampio distacco, l’81% degli italiani e il 78% degli europei non si fida di loro. Il 75% di nostri connazionali non considera affidabile il governo (nell’Ue sono il 66%), e il 73% ha lo stesso giudizio per il Parlamento (64% nell’Ue).
Non godono di miglior sorte le istituzioni comunitarie, che mostrano una tendenza negativa. La sfiducia nei confronti dell’Ue nel suo complesso è passata dal 44% di maggio scorso al 52% registrato a novembre. Stesso trend in Europa, dove dal 46% si è arrivati al 55%. Riguardo alle singole istituzioni, è il Parlamento europeo a godere di maggior fiducia, comunque inferiore al 40% degli italiani, seguito dalla Commissione, attorno al 30%, e dalla Banca centrale europea, attorno al 28%.
Sono i media a ispirare più fiducia. La radio è affidabile per il 47% degli intervistati italiani, la Tv per il 45%, la stampa per il 44% e i siti web per il 42%. I nostri concittadini non sono però soddisfatti dell’informazione che ricevono sulle questioni europee. Ammontano infatti al 66% gli intervistati che hanno risposto di considerarsi poco informati sugli affari dell’Ue. C’è un 18%, poi, che ammette di non cercare neppure informazioni sulle tematiche europee. Come fonti di notizie, la Tv rimane quella principale. La carta stampata si piazza al secondo posto, mentre continua a cresce il ruolo di internet.