Bruxelles – Indecente, inaccettabile perlomeno profondamente problematico. Per una volta i rilievi che arrivano da ogni angolo dell’emiciclo vanno tutti nella stessa direzione. L’intesa di principio raggiunta lunedì notte dai leader europei con il governo turco e che si spera di finalizzare nel vertice della prossima settimana, non va affatto nella giusta direzione. Nel Parlamento europeo ne sono convinti un po’ tutti, dai popolari che avanzano critiche aperte ad un piano di cui pure è responsabile in buona misura la cancelliera tedesca Angela Merkel, fino al fronte anti-immigrazione di Lega e Front National a cui l’idea di fermare i flussi piace, ma non il metodo individuato.
“Serve un vero partenariato con la Turchia” ma “non possiamo dare assegni in bianco”, chiarisce il leader del Ppe, il tedesco Manfred Weber. Per prima cosa, sottolinea, i leader europei “non devono legiferare al posto nostro, sono Consiglio e Parlamento che devono definire i dettagli dell’accordo”, ma soprattutto “non bisogna mischiare tutto: la crisi dei rifugiati è una cosa, l’adesione della Turchia all’Ue è tutt’altra”. Il gruppo dei popolari, dichiara Weber, “rimane molto scettico su una possibile adesione della Turchia all’Ue, non sarebbe nell’interesse né della Turchia né dell’Ue”. Se il Paese vuole avvicinarsi all’Ue non se ne può allontanare con i fatti, insiste il leader Ppe ricordando quando accaduto al giornale di opposizione Zaman, fatto “inaccettabile”. Anche sulla liberalizzazione dei visti “dobbiamo avere un’attitudine costruttiva ma critica” e garantire che “la Turchia rispetti tutte le norme”. Inoltre i fondi che i leader si impegnano a versare ad Ankara, sostiene Weber, dovrebbero “andare ai bisognosi, non essere un versamento al governo turco ma ai rifugiati”.
Riserve consistenti, come quelle del gruppo socialista. “Dico con chiarezza che questo accordo non può essere un baratto, un mercanteggiamento sulla pelle dei rifugiati: sui diritti umani e sulla libertà di stampa e di espressione non si negozia”, è ancora più netto il leader di S&D, Gianni Pittella. Anche per i socialisti occorre “non confondere il dialogo sulla crisi dei rifugiati e il negoziato di adesione così come sulla liberalizzazione dei visti occorre prima che la Turchia faccia quello che deve fare”. Per quanto riguarda i finanziamenti bisognerebbe “dare i soldi alle Ong per fare progetti, non alle autorità siriane” e garantire prima di tutto “il pieno rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, in particolare della convenzione di Ginevra”.
La bozza di intesa suscita “riserve e domande” anche nel gruppo conservatore. In particolare, riporta il capogruppo Syed Kamall, Ecr “fatica a vedere come questo possa essere legale” e insiste che “anche in tempi disperati bisogna fare riferimento a leggi e convenzioni internazionali”. Inoltre, sostiene, l’accordo rischia di “rimpiazzare una pressione migratoria con un’altra garantendo la liberalizzazione dei visti alla Turchia”. Ancora più netto il leader dei liberali, Guy Verhofstadt, secondo cui questo non è un accordo ma un “esternalizzare i problemi e dare la chiave di entrata dei cancelli d’Europa nelle mani del sultano Erdogan”. Secondo l’intesa, ricorda infatti il capogruppo Alde, “noi blocchiamo collettivamente l’entrata nell’Ue e sarà lui a decidere su base individuale chi entra da noi sulla base di un commercio uno a uno: i sirianì sì, gli afghani no, e i curdi che vogliono lasciare l’Iraq certamente no”. L’intesa è insomma “enormemente problematica” perché è “una sorta di respingimento collettivo e questo è proibito dalla convenzione di Ginevra”, ricorda Verhofstadt. Non bisogna poi scordare, continua il leader Alde, che “la Turchia non ha ratificato una serie di protocolli della convenzione e non da asilo politico ai rifugiati siriani ma solo a chi viene dai Paesi del Consiglio d’Europa.
Durissima anche la Sinistra unita Gue, secondo cui “diamo un’immagine deplorevole dell’Europa” con un “mercanteggiamento ignobile” in cui “non c’è niente di europeo” visto che “i ventotto hanno solo difeso i loro interessi nazionali”, attacca Gabi Zimmer. Anche per il co-presidente dei Verdi Philippe Lamberts, quanto accaduto lunedì mostra il “fallimento morale” dell’Europa che “invece che sanzionarlo stende tappeti rossi a un Paese che sottomette giustizia e polizia a un solo uomo, imprigiona stampa libera, squalifica opposizione democratica, rilancia guerra civile e bombarda popolazione”. Anche il Movimento 5 Stelle parla di “negoziato improprio”, mentre secondo la leader del Front National, Marine Le Pen, la verità è che “Erdogan ha fatto una serie di dictat” a una Unione europea che è una “grossa medusa molle”.