Bruxelles – Il regolamento di Dublino “non funziona e va rimpiazzato”, con un meccanismo nuovo in cui l’asilo politico “non venga più richiesto al singolo stato membro, ma all’Unione europea”, che poi deve dividere i rifugiati in maniera equa. Parlando al Parlamento europeo a Strasburgo il premier svedese, Stefan Lofven, ha criticato l’Europa che non è capace di agire e chiesto di modificare le regole sull’asilo.
“Sento molte parole e molti piani per andare avanti ma vedo troppi pochi fatti”, ha affermato Lofven secondo cui “è il momento di agire” e “tutti gli Stati membri devono assumersi le proprie responsabilità”. Shengen “è un pilastro fondamentale dell’Ue”, ma “se non agiamo in fretta rischiamo di perderlo”, ha avvertito.
La Svezia è uno dei Paesi che ha sospeso la libera circolazione reintroducendo, lo scorso novembre, i controlli alla frontiera. “In due mesi dello scorso autunno avevamo ricevuto circa 80mila persone a una media equivalente a 25 milioni di richiedenti asilo in tutta l’Ue in un anno”, e questo “ha portato il nostro sistema di accoglienza alle soglie del collasso e nell’assenza di una soluzione europea siamo stati costretti ad un’azione unilaterale”, ha spiegato Lofven.La Svezia è il terzo Paese per domande d’asilo ricevute nel 2015 (156.100, il 12% del totale), e il secondo per rapporto popolazione, profughi con oltre 16mila domande per ogni milione di abitanti.
“Dobbiamo passare da una situazione di caos a una di controllo altrimenti rischiamo la cooperazione europea come la conosciamo”, ha avvertito ancora il premier secondo cui “è il momento di riconoscere che il regolamento di Dublino non funziona e deve essere rimpiazzato” con un sistema “nuovo, comune e sostenibile”, altrimenti “più Paesi saranno forzati a muoversi e agire unilateralmente”.
La Svezia, ha garantito, “agirà per avere un nuovo sistema di asilo basato sulla distribuzione equa e in cui l’asilo viene richiesto nell’Unione europea e non nel singolo Stato membro”. “Se dobbiamo dividere i confini esterni e avere libertà di movimento tra i Paesi dobbiamo anche condividere il sistema di asilo”, ha affermato e anzi, ha concluso, “per essere onesto non vedo come i Paesi che non partecipano in un sistema di asilo comune possano partecipare a Schengen”.