Bruxelles – La Commissione europea vuole rivedere le norme sul lavoro distaccato per promuovere il principio della parità di retribuzione per lo stesso lavoro nello stesso posto. La proposta punta a garantire condizioni salariali eque e parità di trattamento nel Paese ospitante tra le imprese locali e quelle che distaccano i lavoratori. “Fin dal primo giorno del mio mandato ho sottolineato la necessità di agevolare la mobilità dei lavoratori, garantendo al contempo condizioni di equità. La proposta di oggi creerà un quadro giuridico chiaro, equo e semplice da applicare per il distacco dei lavoratori”, ha dichiarato la commissaria all’Occupazione Marianne Thyssen.
Il lavoro distaccato nell’Ue – Il numero di lavoratori distaccati nell’Ue è aumentato di quasi il 45% tra il 2010 e il 2014. Nel 2014 si sono registrati 1,9 milioni di distacchi, con un aumento rispetto ai dati del 2010 (1,3 milioni) e del 2013 (1,7 milioni). La durata media del distacco è di quattro mesi e nel complesso, i lavoratori distaccati rappresentano soltanto lo 0,7% degli occupati. Il principale settore che utilizza questa pratica è quello delle costruzioni, con il 43,7% del totale, poi l’industria manifatturiera (21,8%), istruzione, sanità e servizi sociali (13,5%) e infine servizi alle imprese (10,3%). Germania, Francia e Belgio sono i tre Stati membri che insieme attirano il maggior numero di lavoratori distaccati: il 50% del totale. A loro volta Polonia, Germania e Francia sono i tre maggiori Paesi di invio dei lavoratori distaccati.
Stesso lavoro, stesso salario – La revisione mirata delle norme sul lavoro distaccato introdurrà modifiche in tre aree principali: la retribuzione dei lavoratori distaccati, anche nel caso di subappalti, le norme sui lavoratori interinali e il distacco di lunga durata. In base alla proposta, i lavoratori distaccati saranno generalmente soggetti alle stesse norme che regolano il trattamento economico e le condizioni di lavoro dei lavoratori locali. Attualmente i lavoratori distaccati che operano in settori specifici, come la sanità e la sicurezza, sono già soggetti alle stesse norme dei lavoratori dello Stato membro ospitante. Per le altre categorie però il datore di lavoro non è tuttavia obbligato a corrispondere al lavoratore distaccato una retribuzione superiore alle tariffe minime salariali stabilite dal Paese ospitante. Ciò può creare un divario salariale tra lavoratori distaccati e lavoratori locali e potenzialmente tradursi in condizioni di concorrenza sleale tra le imprese, poiché i lavoratori distaccati ricevono spesso un compenso inferiore rispetto agli altri lavoratori a parità di mansione. Oltre alle tariffe minime salariali la retribuzione comprenderà anche altri elementi, quali i bonus o le indennità.
Gli obblighi per i subappaltatori – La proposta consente agli Stati membri di stabilire l’obbligo per i subappaltatori di garantire ai loro lavoratori lo stesso trattamento economico concesso dal contraente principale, sempre rispettando il principio di non discriminazione: la stessa norma deve essere valida per i subappaltatori nazionali come per quelli transfrontalieri. La proposta garantirà inoltre che le norme nazionali sulle agenzie di lavoro interinale siano applicate anche alle agenzie con sede all’estero che distaccano lavoratori.
Più diritti per i distacchi lunghi – Infine, quando la durata del distacco supera i 24 mesi, si applicheranno le condizioni stabilite dal diritto del lavoro degli Stati membri ospitanti, se queste sono più favorevoli per i lavoratori distaccati.