Bruxelles – “La tabella di marcia della Commissione per la questione dei rifugiati è troppo burocratica e troppo lenta nella sua attuazione”. E’ l’opinione di Guy Verhofstadt, leader del gruppo liberale al Parlamento europeo (Alde). Il piano presentato dalla Commissione europea per ristabilire l’ordine lungo i confini dell’Unione europea, secondo il leader dei liberali, prevede una serie di aspetti amministrativi e formalistici che provocano un prolungamento notevole dei tempi di realizzazione, sebbene l’esecutivo comunitario stesso avesse affermato in precedenza di avere solo 10 giorni per salvare Schengen. L’attuale situazione di emergenza in Grecia, come nel resto dell’Unione europea, secondo l’eurodeputato, permetterebbe di attivare l’articolo 78.3 del trattato di Lisbona che darebbe la possibilità di istituire una guardia costiera e frontiera europea e mandare una task force dell’Unione in Grecia per registrare i rifugiati immediatamente.
Il problema è quindi legato ad una questione di tempistiche. Infatti Verhofstadt ammette che “la tabella di marcia, a grandi linee, contiene le giuste misure che questa crisi richiede”. Il monitoraggio della situazione ai confini della Grecia e le raccomandazioni rivolte a questo Paese, la revisione del sistema di Dublino e la trasformazione del Frontex in una guardia costiera e frontiera europea, secondo l’eurodeputato, sono disposizioni efficaci per gestire la situazione. Ma il fatto che il progetto sia disseminato di valutazioni e rapporti burocratici rimanda la risoluzione effettiva dei problemi. “La sfida è mettere le soluzioni in atto prima che il tempo migliori e i flussi di rifugiati aumentino drammaticamente. Noi abbiamo bisogno di agire ora”, sottolinea il leader del gruppo Alde, secondo cui invece “la maggior parte delle misure proposte dalla Commissione possono essere attuate immediatamente, senza il bisogno di alcuna legislazione”.
“Semplicemente noi non possiamo permetterci di aspettare fino a settembre per istituire una guardia costiera e frontiera, e fino a dicembre per normalizzare la situazione all’interno dell’area di Schengen”, ribadisce Verhofstadt, perché “i costi sia economici che umanitari per aspettare altri 7 o 10 mesi sono semplicemente troppo elevati”.