Bruxelles – La Francia ha nascosto la gravità di un incidente avvenuto in una delle sue centrali nucleari nel 2014 per non creare panico e permettere all’impianto, il più vecchio del Paese in funzione dal 1977, di continuare a funzionare indisturbato. Lo afferma il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung in un articolo pubblicato oggi che ha scatenato le reazioni degli ambientalisti e anche del governo di Berlino.
L’incidente avvenne nella centrale nucleare Fessenheim, al confine con la Germania, dove un allagamento provocò un guasto ai reattori. Visto che i normali comandi non funzionavano, impedendo la procedura standard di spegnimento, il blocco dei reattori fu effettuato con una procedura di emergenza mai utilizzata in Europa, iniettando boro nell’acqua di raffreddamento. Dell’incidente su data notizia ma venne classificato al livello 1 della scala internazionale, che ha un range che va da 0 a 7, ma a quanto sembra doveva essere molto di più.
“Questo grave incidente nucleare a Fessenheim, coperto dalle autorità, è molto preoccupante”, e “sottolinea ancora una volta la natura ad alto rischio dell’energia nucleare”, ha dichiarato la co-presidente del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo, Rebecca Harms, che ha definito il comportamento delle autorità francesi “al limite del criminale”. “Impianti vecchi come quello di Fessenheim e quello di Cattenom devono essere chiusi per sempre”, ha chiesto Harms aggiungendo che la Ue dovrebbe convocare un summit sulla sicurezza nucleare.
Anche la portavoce del ministro tedesco dell’Ambiente, Barbara Hendricks, proprio mentre Angela Merkel si trovava a Parigi per un incontro con Francois Hollande, ha affermato che la centrale nucleare francese di Fessenheim è “troppo vecchia” e “dovrebbe essere chiusa il più presto possibile”. “Per noi è molto chiaro che Fessenheim è molto vecchia, troppo vecchia per essere ancora in attività”, ha affermato e perciò “la ministra chiede che sia chiusa il più presto possibile”. “Per noi dei reattori così vecchi presentano rischi di sicurezza”, ha concluso, evocando “la preoccupazione degli abitanti delle regioni frontaliere”.