Bruxelles – La Commissione europea ha proposto l’adesione dell’Unione alla convenzione di Istanbul per la lotta contro la violenza sulle donne. Quello di Istanbul è il trattato internazionale di maggiore portata sul tema del contrasto alla violenza contro le donne e a quella domestica.
“E’ necessario proteggere meglio, in tutta Europa, chi è vittima della violenza contro le donne” ha affermato Vĕra Jourová, Commissaria per la Parità di genere. Infatti, le stime raccolte all’interno dell’Unione europea ritraggono una situazione inaccettabile, in pieno contrasto con i nostri valori fondamentali: “Nell’Ue una donna su tre ha subito violenze fisiche o sessuali, o entrambe. Più della metà delle donne ha subito molestie sessuali dopo i 15 anni di età”, afferma la commissaria. E’ assolutamente necessario fare passi avanti nella lotta contro la violenza ma anche nella garanzia della parità di genere, sottolinea Jourová.
La convenzione è stata presentata nel 2011, promossa dal Consiglio d’Europa, ed è entrata in vigore nell’agosto 2014. Il testo del trattato riconosce la violenza sulle donne come violazione dei diritti umani e la affronta attraverso misure volte a prevenire la violenza, proteggere le vittime e perseguire gli autori dei reati. Attualmente 12 Stati membri (Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Italia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovenia, Spagna e Svezia) hanno già ratificato la convenzione, ma altri 13 Stati membri, per quanto abbiano apposto la loro firma, non l’hanno ancora ratificata.
La convenzione di Istanbul impone alle parti di migliorare la protezione offerta alle vittime di violenza e di garantire l’azione penale nei confronti degli autori dei reati. Le norme previste cercano di toccare la maggior parte delle situazioni possibili, come la disposizione che configura la violenza contro le donne come reato, includendovi tutte le forme di violenza psicologica e fisica, violenza sessuale e stupro, atti persecutori, mutilazioni genitali femminili, matrimoni forzati, aborto forzato e sterilizzazione forzata. E’ prevista per la polizia l’autorizzazione di allontanare l’autore di violenze domestiche dal domicilio e, sulla stessa linea, la disposizione di un numero sufficiente di case rifugio per le vittime. Tutto questo dovrà essere accompagnato dalla creazione di linee telefoniche gratuite di assistenza, operanti 24 ore su 24, sette giorni su sette, su tutto il territorio nazionale. Queste sono infatti essenziali per offrire consulenza immediata e per indicare luoghi sicuri dove rifugiarsi. Assieme all’assistenza telefonica, la creazione di centri facilmente accessibili per i casi di stupro e violenza sessuale, completa il quadro per un primo soccorso, permettendo di fornire immediata consulenza medica e aiuto. Gli Stati membri a loro volta dovranno impegnarsi affinché le vittime possano avere accesso a informazioni chiare e concise sui loro diritti, in una lingua per loro comprensibile.
L’adesione dell’Ue alla convenzione porterebbe per altro una serie di benefici connessi: infatti gli Stati membri sarebbero obbligati a raccogliere e comunicare dati comparabili e accurati all’ufficio statistico Eurostat. Attualmente le stime disponibili non sono sufficienti a dimostrare la portata e la natura delle violenze sulle donne, ma un rafforzamento di questo aspetto contribuirà a meglio comprendere il fenomeno e ad affrontarlo nel modo più corretto. L’Ue riferirà attraverso l’organismo di controllo della convenzione sulla corretta ed efficace applicazione degli aspetti di cui è responsabile. Il risultato sarà un rafforzamento generale del ruolo dell’Ue nella lotta contro la violenza di genere sulla scena internazionale.
La proposta di aderire alla convenzione di Istanbul sarà discussa in sede di Consiglio dei ministri e di Parlamento europeo, dato che la loro approvazione è necessaria per la conclusione della convenzione da parte dell’Ue.