Bruxelles – La Polonia deve fare dietro-front sulle riforme giudiziarie. È quanto raccomandano gli esperti costituzionali della commissione di Venezia, l’organo consultivo del Consiglio d’Europa, in una bozza recapitata alle autorità polacche e ripresa nel week-end dal quotidiano polacco Gazeta Wyborcza. Secondo quanto rilevato dai giuristi, “la crisi costituzionale” rappresenta un “pericolo non solo per lo stato di diritto”, ma anche “per la democrazia e i diritti umani”. “I parlamentari polacchi – si legge nel documento – dovrebbero revocare i cambiamenti” dal momento che questi potrebbero “rallentare” le decisioni del tribunale, rendendo “meno efficace il suo ruolo di guardiano della Costituzione”.
L’opinione del consiglio di Venezia era stata richiesta dal governo polacco su esortazione della Commissione europea, dopo che, negli ultimi mesi, la Polonia era precipitata in una crisi istituzionale. L’impasse era scaturita dall’ostruzionismo del presidente della Repubblica Adrzej Duda, che si era opposto all’insediamento di 5 nuovi giudici della corte costituzionale, eletti dal precedente governo di Piattaforma Civica. Il partito governativo di estrema destra PiS si è rifiutato di accettare il giuramento dei giudici anche dopo che la Corte suprema polacca ne aveva giudicati legittimi tre su cinque. Nel frattempo, il nuovo esecutivo ha eletto altri 5 giudici, con il benestare del presidente (ma non della Corte suprema). E così, adesso il Paese si ritrova con 8 giudici costituzionali e una situazione di forte contrapposizione fra le forze politiche, esasperata anche dalle altre misure restrittive imposte dal Pis, come l’estensione del controllo statale sulle emittenti televisive.
I componenti della commissione hanno anche condannato le dichiarazioni del governo (che ha giustificato le sue scelte come “necessità di pluralismo tra i giudici”) facendo presente che “una tale affermazione fraintende il ruolo del pluralismo in un tribunale costituzionale, che non è quello di rappresentare gli interessi e partiti politici”. Gli esperti hanno voluto sottolineare anche l’importanza dei controlli giudiziari e gli equilibri “in tempi di forti maggioranze politiche”, alludendo alla posizione dominante del PiS in parlamento. Nel frattempo, a Varsavia, decine di migliaia di persone sono scese in piazza per prendere parte ad una marcia contro l’operato del partito governativo.
Dura e puntuale è stata la reazione del Primo ministro Polacco Beata Szydlo, che parlando sabato alla TV polacca ha dichiarato che “La Polonia è un paese sovrano” e “le autorità polacche prendono decisioni relative ai suoi affari interni in modo sovrano, diretto verso l’interesse nazionale sulla base della costituzione”. Szdydlo ha poi aggiunto che il documento della commissione di Venezia era semplice “routine” e non era diverso da altri già inviati ad altri Paesi – tra cui Ungheria e Francia – facendo presente che, in ogni caso, le opinioni dell’organismo non sono giuridicamente vincolanti.