Bruxelles – La frase chiave è una : “Nel 2015 è iniziata una graduale ripresa, ma persistono rischi”, seguita da questa: “Data la sua centralità nella zona euro, l’Italia è fonte di potenziali ricadute sugli altri Stati membri, mentre la ripresa italiana risente a sua volta delle condizioni esterne”. Sono le opinioni della Commissione europea sull’Italia contenute nei “Country Reports”, il documento che analizza le politiche economiche e sociali degli Stati membri dell’Unione europea.
Ecco di seguito i punti principali del documento.
Nel 2015 è iniziata una graduale ripresa, ma persistono rischi. L’attività economica ha registrato una modesta espansione nel 2015 e dovrebbe rafforzarsi nel 2016 e nel 2017. Le prospettive positive sono avvalorate dalle migliori condizioni di finanziamento, dalla maggiore fiducia, da un orientamento di bilancio propizio alla crescita, dalle migliori prospettive del mercato del lavoro e dai bassi prezzi del petrolio. La ripresa è tuttavia più debole rispetto alla zona euro nel complesso ed è esposta a rischi di revisione al ribasso. Sulle prospettive pesano in particolare il rallentamento sui mercati emergenti e le recenti turbolenze sui mercati finanziari. L’occupazione ha cominciato ad aumentare, sia in termini di “teste” sia per ore lavorate, già a metà 2014 e da fine 2014 il tasso di disoccupazione è in diminuzione.
Le debolezze strutturali continuano a frenare la capacità dell’Italia di crescere e di reagire agli shock economici. La crescita della produttività continua a trascinarsi, a causa soprattutto del persistere di ostacoli strutturali all’allocazione efficiente delle risorse nell’economia. La crescita fiacca che ne consegue complica il percorso verso la riduzione dell’elevato debito pubblico e il recupero della competitività. L’elevato debito pubblico continua, a sua volta, a penalizzare la performance economica dell’Italia e a esporre il paese agli shock esterni.
Nel complesso l’Italia ha compiuto qualche progresso nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese del 2015. Nel 2015 è stata varata una riforma complessiva del mercato del lavoro. Sono stati adottati provvedimenti importanti per riformare la governance nel settore bancario e per affrontare il problema dello stock di crediti deteriorati. L’istruzione è stata riformata in senso meritocratico e tramite un rafforzamento dell’apprendimento basato sul lavoro e della formazione professionale. Sono stati adottati provvedimenti per ridurre gli oneri amministrativi a carico dei cittadini e delle imprese. Una legge sulla concorrenza è in discussione in Parlamento, il quale ha altresì approvato la legge delega per la riforma della pubblica amministrazione: sebbene per alcune di queste riforme il processo di attuazione sia ancora in corso, si tratta di provvedimenti importanti per superare le debolezze di vecchia data dell’Italia. Il pieno effetto di queste riforme potrà concretarsi solo nel tempo, ma i primi segnali sono positivi. In alcuni settori fondamentali vi è margine per ulteriori interventi.
Il documento passa poi alle conclusioni, che riportiamo anche qui nelle parti essenziali.
Una crescita più robusta della produttività è essenziale per poter correggere gli squilibri macroeconomici dell’Italia. … Si prevede che le riforme strutturali in corso e in programma aiuteranno a superare gli ostacoli agli investimenti e eserciteranno col tempo un effetto positivo sulla crescita della produttività e del PIL.
L’elevato rapporto debito pubblico/PIL dell’Italia, unito al deterioramento della competitività e della crescita della produttività, continua ad essere una fonte di vulnerabilità per l’economia.
Il contesto di bassa crescita e di basso tasso di inflazione rallenta la ripresa della competitività di costo.
Le istituzioni del mercato del lavoro italiano sono state riformate in profondità e i primi dati indicano un effetto positivo sull’economia che verrebbe amplificato da una riforma della contrattazione collettiva.
Nel settore bancario sono in corso importanti riforme, ma persistono sacche di vulnerabilità.
Data la sua centralità nella zona euro, l’Italia è fonte di potenziali ricadute sugli altri Stati membri, mentre la ripresa italiana risente a sua volta delle condizioni esterne. La ripresa modesta e le debolezze strutturali del paese influiscono negativamente sulla ripresa e sul potenziale di crescita dell’Europa.
Il sistema fiscale ostacola l’efficienza economica e la crescita.
È in atto una riforma del settore pubblico per superarne le annose inefficienze.
Il contesto imprenditoriale risente degli ostacoli alla concorrenza che ancora persistono e dell’elevato onere amministrativo.
È in corso la riforma della scuola, ma gli investimenti nell’istruzione terziaria, in R&S e nelle comunicazioni a banda larga restano relativamente bassi.
I servizi sociali sono troppo frammentati per poter affrontare con efficacia le conseguenze sociali della crisi.
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