di Gustavo Piga
Ormai la politica economica in Italia passa per tre palazzi: quello di Palazzo Chigi, quello di Via XX Settembre dove risiede il ministro dell’economia e quello del quotidiano la Repubblica, fondato da Eugenio Scalfari, che ogni domenica punzecchia il premier Renzi, accusandolo di non voler dare retta né a lui né al suo amico Mario Draghi, nel risolvere i problemi italiani ed europei tramite la creazione niente di meno che di un superministro europeo dell’economia.
Avevamo gioito assai a leggere la risposta precisa al fondatore da parte del presidente del Consiglio: «La questione del superministro europeo del Tesoro non è il punto centrale. Oggi il problema dell’economia dell’Unione non è il superministro, ma la direzione. Perché – questa è la tesi del nostro Governo – negli ultimi anni l’Europa ha sbagliato strada… i Paesi che sono cresciuti in Europa lo hanno fatto soltanto perché hanno violato in modo macroscopico le regole del deficit: penso al Regno Unito di Cameron che ha finanziato il taglio delle tasse portando il deficit al 5% o alla Spagna di Rajoy che ha accompagnato la crescita con un deficit medio di quasi il 6%… Il problema non sono le regole, dunque; il problema è la politica economica di questa nostra Europa. Prima di parlare di superministri, dobbiamo forse chiarirci fra noi sulla linea di politica economica. Perché di sola austerity si muore».
Pensavo che la questione si fosse chiusa qui, tirando un forte sospiro di sollievo: la follia di un superministro (inevitabilmente “tedesco”) era stata scartata intelligentemente da Renzi, considerata per quello che era, una mera boutade di un giornalista all’oscuro del fatto che l’Europa si fa dal basso, con la solidarietà, e non dall’alto con le scelte elitarie di un qualche burocrate lontano, molto lontano, da chi soffre.
Ma la lettura di un nuovo documento del ministero dell’economia e delle finanze senza alcuna firma, destinato ad essere letto nei salotti buoni di Bruxelles, mi ha gettato nello sconforto più nero, per le sue tante banalità, ma soprattutto per quella frase che richiede che la gestione di tante funzioni fiscali vada effettuata da un… «ministro fiscale dell’eurozona, il cui valore aggiunto sarebbe quello di operare una politica fiscale comune ed assicurarsi che una posizione fiscale coerente ed in equilibrio complessivo sia seguita a livello aggregato… Una figura da incastonare presso la Commissione europea … con forti legami col Parlamento europeo».
La domanda sorge spontanea: ma chi ha in mano in Italia la politica economica? Renzi o Padoan? O forse Scalfari? Sospetto quest’ultimo. Ed è un peccato, perché a seguirne i consigli l’Europa si disintegrerà, come inghiottita da un buco nero per la sua mancanza di una vera strategia di solidarietà.
Non menzioniamo i buchi neri a caso. Proprio Scalfari si è detto infatti avido lettore sin da ragazzo di Albert Einstein e ha così ammonito il premier che non si decideva a volere il suo superministro, ricordando la scoperta delle onde gravitazionali: «ne deduciamo che il potere domina l’universo intero… fino a quando quel potere passerà di mano …. ricordi, Matteo Renzi, la legge gravitazionale di Einstein e si comporti in conformità».
Ho un suggerimento per Renzi: si riappropri del bastone del comando e faccia tesoro delle sagge parole dell’Einstein originale che ebbe modo di rammentare come la «perfezione dei mezzi e la confusione dei fini sembrano caratteristici del nostro tempo». Al mezzuccio del superministro preferisca il fine della solidarietà che genera vera Unione.
Pubblicato sul blog dell’autore il 23 febbraio 2016.