Bruxelles – L’Italia sta facendo progressi nell’innovazione digitale, ma resta ancora agli ultimi posti della classifica europea. A certificarlo sono i risultati dell’edizione 2016 dell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (Desi), pubblicato dalla Commissione europea.
La foto di gruppo che ne traspare è quella di un’Unione che sta facendo passi avanti nel digitale, ma al rallentatore. Gli Stati membri hanno fatto progressi in settori come connettività, competenze digitali e servizi pubblici, ma l’esecutivo Ue evidenzia il calo del ritmo a cui avvengono questi progressi. L’Italia, pur figurando fra i Paesi che crescono più velocemente rispetto alla media, con un punteggio pari a 0,4 è al 25° posto nella classifica dei 28 Stati membri, seguita solo da Grecia, Bulgaria e Romania. Primi della classe rimangono invece Danimarca, Paesi Bassi, Svezia e Finlandia.
Il nostro Paese nel 2015 ha fatto “pochi progressi in relazione alla maggior parte degli indicatori. Una delle eccezioni riguarda il ruolo maggiore del commercio elettronico nel fatturato delle pmi (8,2% del totale), ma l’industria italiana potrebbe trarre vantaggi da un uso più diffuso delle soluzioni di eBusiness”, scrive la Commissione. Troppo limitata è anche la diffusione della banda larga sul territorio: solo il 53% delle famiglie vi ha accesso, mentre gli abbonamenti alla banda larga veloce sono stati sottoscritti appena dal 5,4% del totale dei nuclei familiari.
Secondo l’esecutivo Ue, “l’assenza di competenze digitali di base è la ragione principale del basso tasso di adozione della banda larga fissa. In effetti, il 37% della popolazione non usa internet regolarmente e il restante 63% svolge poche attività complesse online”.