Bruxelles – Solidarietà e responsabilità condivisa tra gli Stati membri, sono questi gli ingredienti chiave per dare una risposta alla crisi dei migranti secondo il gruppo dei Verdi al Parlamento europeo. I Greens hanno presentato le loro proposte per migliorare il sistema di Dublino, ovvero le regole sull’asilo politico in Europa. “E’ chiaro che il sistema di Dublino cosi com’è si sta sgretolando”, afferma Jean Lambert, deputata britannica del gruppo. Il principio per il quale la domanda di asilo dei rifugiati deve essere presa in considerazione nel primo Stato secondo i Verdi porta con se costi umani e finanziari imponenti, e per questo è necessario riformare il sistema per risolvere i problemi legati alla distribuzione ingiusta e inefficace dei migranti tra i membri dell’Ue, ma soprattutto abbandonare l’uso della coercizione nello smistamento degli individui. “Dobbiamo trattare i rifugiati come persone” sottolinea Ska Keller, vicepresidente del gruppo, “tenendo conto delle loro preferenze, della loro storia e dei loro legami”. Queste persone giungono in Europa cercando di ricostruire la loro vita e il loro futuro, ed è quindi necessario tenerne conto al loro arrivo; obbligarli a risiedere in un Paese in cui non voglio stare creerà solo ulteriori problemi, dando luogo a viaggi irregolari verso un’altra Nazione, rischiando in conseguenza la detenzione e la deportazione verso il primo Stato in cui sono entrati, sottolineano i Verdi. L’attenzione dell’Europa deve quindi andare oltre al numero in sé dei rifugiati da ospitare e focalizzarsi su come viene gestito il loro arrivo e la loro integrazione, ha aggiunto Keller.
La proposta dei Verdi (scaricala a questo link) si basa su questi elementi:
Un giusto criterio di distribuzione: incrementare la capacità di accoglienza in Europa. Attualmente la maggior parte dei rifugiati è concentrata in pochi Stati membri, mentre le restanti Nazioni potrebbero accoglierne un numero significativamente maggiore seguendo la proposta della Commissione Ue. E’ necessario che le quote di distribuzione proposte dalla Commissione e accettate dagli Stati nel Consiglio europeo, diventino vincolanti (al momento sono volontarie) e basate su oggettivi criteri che riflettano la capacità dello Stato in questione di ricevere e integrare i rifugiati. Diversamente da quanto previsto dal piano comunitario, i Verdi sottolineano la necessità di includere tutti i richiedenti asilo nello schema di relocation permanente, e non solo Siriani, Eritrei e Iracheni, in modo da non lasciare Paesi come Grecia e Italia ad affrontare da soli tutti i casi di asilo più complessi. Il nuovo sistema di allocazione dovrebbe poi riguardare tutti gli Stati che si trovano a fronteggiare un alto numero di rifugiati. L’attuale Ufficio europeo di sostegno per l’asilo dovrebbe trasformarsi a tutti gli effetti in una “agenzia di asilo” europea e prendere le decisioni finali riguardo le allocazioni, evitando discriminazioni e il fenomeno dei “rifugiati vaganti”.
Considerare le preferenze dei richiedenti asilo: migliorare le prospettive di integrazione. Dato che i rifugiati non hanno diritto a scegliere il loro Paese di asilo, è giusto e necessario valutare le loro esigenze: legami famigliari, sociali e culturali spingono queste persone verso uno Stato in particolare e in ciò devono essere assecondati. La presenza di famigliari, la capacità di parlare la lingua, le opportunità del mercato del lavoro e la possibilità di continuare la loro professione giocano un ruolo fondamentale a favore di una più facile integrazione sociale ed economica, riducendo senza coercizione gli incentivi a movimenti irregolari e favorendo un senso di appartenenza verso lo Stato in cui si trovano. I migranti che hanno giustificate ragioni per preferire un particolare Stato devono quindi avere la priorità, mentre coloro la cui scelta non può essere assecondata a causa del raggiungimento della quota massima prevista dal Paese, devono avere la possibilità di scegliere tra gli altri Stati membri, ma in nessun caso devono essere obbligati a trasferirsi senza il loro consenso.
L’importanza delle informazioni e delle comunità già esistenti – Per il buon esito di queste proposte è importante che siano diffuse informazioni affidabili circa le opportunità presenti nei vari Paesi, soprattutto nel caso in cui le prime o seconde preferenze non possano essere prese in considerazione. Anche la presenza di interlocutori ritenuti affidabili, come attori della società civile e rifugiati della stessa nazionalità già presenti da tempo, è fondamentale al processo di integrazione, aumentando la capacità di funzionamento e la credibilità del processo. Secondo i Verdi assegnare gruppi di rifugiati agli Stati membri che non hanno comunità di immigrati affini permetterà comunque di rendere questi Paesi più attraenti, consentendo a persone della stessa regione di provenienza o religione di supportarsi e aiutarsi. Per gli Stati membri che comunque saranno maggiormente pressati da questi flussi è previsto che i costi relativi ai rifugiati in eccesso rispetto alla quota stabilita siano coperti dall’Ue.
Standard europei comuni – Questo sistema di assegnazione dovrà basarsi su standard di asilo comuni per tutta l’Europa, garantendo un uguale trattamento ai rifugiati e rafforzando le misure di integrazione (con attenzione verso l’accesso al sistema educativo, al mercato del lavoro, al sistema sanitario e all’assistenza sociale). Per dare un’idea della situazione attuale, sebbene gli Stati membri dovrebbero prendere una decisione su una richiesta di asilo in 6 mesi, hanno la possibilità di estendere questo periodo a quasi 2 anni. Di conseguenza queste persone rimangono a lungo in una situazione incerta. Per non parlare dell’attuazione delle misure di integrazione come l’accesso ai corsi di lingua o le procedure di accoglienza.
Mobilità per i rifugiati – Le proposte dei Greens guardano anche oltre al momento dell’arrivo e dell’allocazione: i beneficiari della protezione internazionale dovrebbero secondo loro avere la possibilità di muoversi liberamente all’interno dell’Unione europea dopo un anno, anziché cinque come attualmente previsto, da quando hanno ricevuto la protezione internazionale, rendendo più facile per loro accettare di essere spostati in un Paese verso il quale non hanno una preferenza. Il diritto dei rifugiati al libero movimento dovrebbe essere garantito secondo le stesse condizioni valide per i cittadini europei, cioè solo se riescono a provvedere a se stessi vivendo grazie al lavoro, prestiti studenteschi o altri mezzi propri.