Bruxelles – Anche se ci vorranno tempo, soldi e volontà politica, ora gli Stati europei devono restaurare l’area di libera circolazione europea. A chiederlo ancora una volta sono il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk e quello della Commisione europea, Jean-Claude Junker, intervenuti davanti alla mini-Plenaria del Parlamento europeo a Bruxelles per discutere con gli eurodeputati i risultati del Consiglio europeo della scorsa settimana. “Dobbiamo rispettare le regole e le leggi che abbiamo adottato insieme”, chiede a tutti Tusk riferendosi al meccanismo di relocation da Italia e Grecia ma soprattutto al “bisogno di tornare gradualmente ad una situazione in cui tutti gli Stati membri di Schengen applicano pienamente” le regole sulla libera circolazione. “Dobbiamo investire su Schengen non sul suo collasso”, chiarisce il presidente del Consiglio europeo.
Tornare alla normalità “costerà denaro, impiegherà tempo e richiederà un enorme sforzo politico. Ci saranno Paesi che potrebbero non essere in grado di fare fronte a questa sfida”, ammette Tusk, garantendo però che “l’Europa sarà lì per assisterli”. Il presidente del Consiglio europeo lancia a tutti un appello: “Non consentiamo a giorni tempestosi di fare deragliare i nostri sforzi”. Ora, insiste, “non possiamo semplicemente aspettare e vedere” perché “siamo entrati in uno dei periodi più pericolosi della storia d’Europa”. Per questo è tempo di agire e risolvere”.
Il tema è stato anche messo al centro dell’agenda del Consiglio europeo straordinario del 7 marzo, convocato soprattutto per tentare di accelerare la messa in atto dell’accordo Ue-Turchia. Durante il Consiglio della scorsa settimana, ricorda Juncker, tutti hanno concordato che “si può avere solo una soluzione europea alla crisi dei rifugiati” e dunque “gli isolamenti nazionali ci ostacolano”. Un richiamo rivolto in particolare all’Austria che ha imposto un tetto massimo all’ingresso dei richiedenti asilo. “La Commissione si trova in un contenzioso con l’Austria”, ammette Juncker, assicurando però: “Si tratta di un Paese che io amo molto e non c’è un’azione concertata contro l’Austria, anzi sono ammirato per gli sforzi che il Paese ha compiuto negli ultimi mesi”. Ora si tratta dunque di “cercare di trovare un accordo con i colleghi austriaci e – si dice fiducioso Juncker – spero che ci riusciremo”.