Bruxelles – Le due grandi crisi che l’Unione europea si trova in questi giorni a tentare di gestire sono intimamente legate: “Il modo in cui gestiremo la crisi migratoria avrà un significato fondamentale per la campagna verso il referendum” britannico, è convinto Donald Tusk. Intervenendo davanti alla mini-plenaria del Parlamento europeo di Bruxelles sui risultati della riunione dei leader Ue della scorsa settimana, il presidente del Consiglio avverte: “Tutti quelli che vogliono mantenere l’unità dell’Ue e dell’intero occidente e che sentono che ci troviamo in un momento epico, dovrebbero mettere in atto con la massima determinazione il piano comune” sulla gestione della crisi dei rifugiati. E questo include “l’attuazione efficace delle decisioni prese, il pieno rispetto del codice Schengen e un’azione comune con la Turchia”. Chi violerà “questa emergente unità di azione sulla crisi dei rifugiati, potrebbe contribuire all’uscita del Regno Unito dall’Ue”.
Ma l’eventualità non si verificherà, almeno a stare alla visione ottimista del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker: “Penso che i cittadini del Regno Unito che spesso hanno dato prova di coraggio e saggezza diranno ‘sì’ all’accordo trovato”, sottolinea Juncker secondo cui con l’intesa raggiunta Cameron “ha ottenuto il massimo che poteva ottenere e gli Stati hanno offerto il massimo che potevano offrire”.
Che piaccia o no, in ogni caso, questa è l’unica offerta che Londra riceverà dall’Europa. Se i cittadini britannici voteranno per uscire dall’Ue l’accordo cesserà di esistere”, ricord Tusk, ribadendo che, diversamente da quanto sostiene qualcuno a Londra, a cominciare da Boris Johnson, in caso di voto negativo al referendum, non ci saranno altre trattative: “Nessuno deve nutrire illusioni – taglia corto Tusk – questo non è uno dei tanti round di negoziato, è l’unico e ultimo round, non ce ne saranno altri”.