Bruxelles – La Nato non respingerà le navi di profughi che intercetterà nell’Egeo ma se salverà migranti in difficoltà provenienti dalla Turchia li riporterà in Turchia. Così il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, spiega ai deputati della commissione Affari esteri del Parlamento europeo in cosa consisterà l’intervento delle navi dell’Alleanza atlantica per contribuire alla gestione della crisi dei rifugiati. “Noi non manderemo indietro le navi, non faremo attività di polizia nel mare Egeo” assicura Stoltenberg: “Aiuteremo le autorità locali cioè la guardia frontiera turca, la guardia frontiera greca e Frontex” ma “non faremo il lavoro per loro, sarebbe sbagliato”, chiarisce il segretario generale. Per ora dunque le navi dell’Alleanza, “il cui numero varia finora tra due e cinque”, svolgono attività di “ricognizione, sorveglianza, monitoraggio e forniscono queste informazioni critiche alle autorità locali”, spiega il segretario generale. Anche la Nato, poi, rispetterà le leggi che si applicano agli Stati e che obbligano ad andare in soccorso delle persone in difficoltà. “Quello che abbiamo concordato con la Turchia è che se le persone che sono state salvate dalla Nato vengono dalla Turchia, possiamo riportarle in Turchia”.
Per ora le navi Nato “hanno già il mandato per monitorare la situazione nel mare e per condividere queste informazioni con gli alleati”. Ma “vorremmo fare di più”, anticipa Stoltenberg e “per questo ci stiamo occupando di come sviluppare il mandato tecnico operativo, le linee guida per la presenza delle navi nell’Egeo”. Ancora “non posso andare nei dettagli”, prende tempo il segretario generale, ma “siamo molto concentrati nel risolvere le questioni legali e pratiche che rimangono per espandere l’attività oltre quello che abbiamo già il mandato per fare”.