Bruxelles – Costruire un moderno e veloce accesso alla rete è condizione fondamentale per lo sviluppo dell’economia e dell’occupazione digitale, sostenendo ad armi pari la competizione globale nei segmenti più innovativi di mercato. Con questa convinzione di fondo oggi al Parlamento europeo l’eurodeputata siciliana del Pd Michela Giuffrida ha riunito gli “stakeholders” italiani del settore, con il supporto di Fastweb, che si sono confrontati con la Commissione europea dopo che in Italia è stato varato il piano per la realizzazione della banda ultralarga su tutto il territorio nazionale. Il progetto raggiungerà 7.300 comuni che ad oggi sono cosiddette “aree bianche” , non attrattive per gli operatori e dunque sinora abbandonate. Si tratta, ha sottolineato Giuffrida, “di 18 milioni di cittadini italiani”.
“Portare l’accesso internet ad alta velocità a tutti i cittadini italiani e alle imprese, evunque esse siano, è essenziale ma non basta – ha sottolineato Giuffrida . Perché occorre garantire che tutti i cittadini abbino scelta tra le offerte competitive in termini di qualità e prezzo”. La parlamentare ha poi ricordato, in questo quadro, il recente atto di riconoscimento da parte dell’Ue, su sua iniziativa, della specificità della situazione delle isole, svantaggiate in quanto tale su alcuni fronti, e che d’ora in poi avranno una considerazione specifica.
Il fondo messo a disposizione dal Governo italiano è di 2,2 miliardi, cui si aggiungono altri 1,2 miliardi di fondi europei. E’ un progetto di sviluppo, ha spiegato Giuffrida, “fondamentale per settori quali le Piccole e medie imprese, le start up, le iniziative imprenditoriali dei giovani, l’agricoltura più moderna”.
Raffaele Tiscar, vice segretario generale alla Presidenza del consiglio italiana ha spiegato che “ora c’è un chiari impegno politico” in questo senso e che “c’è una visione di competitività del Sistema Paese”. Tiscar ha sottolineato che l’intervento del settore pubblico “è la condizione chiave perché questo avvenga: bisogna creare le condizioni perché i privati decidano di intervenire e perché l’accesso sia facile agli utenti”.
Il commissario dell’Autorità per le comunicazioni (Agcom) Antonio Presto sulla questione dello sviluppo della banda ultra larga ha spiegato che “agire nelle aree a fallimento di mercato era urgente”, anche perché le condizioni da qualche anno sembrano diventate più favorevoli, “da 2013 assistiamo ad un rush degli investimenti, anche privati” in questo settore. Per Preto “dal punto di vista regolatorio ora in Italia siamo all’avanguardia, dobbiamo smettere di parlare del gap che abbiamo accumulato nel passato ma piuttosto discutere di quel che possiamo fare, la rete è un fattore di competitività spaventoso”.
A breve arriverà il nuovo Pacchetto Tlc della Commissione europea e con il lavoro fatto ora anche l’Italia “è in grado di far sentire la sua voce”, ha detto la capodelegazione del Pd patrizia Toia. “Dobbiamo ora sviluppare al massimo la nostra capacità di utilizzare le opportunità che ci sono e spingere per lo sviluppo complessivo dell’Unione”.
La Commissione europea ha percepito quanto avviene in Italia, ha confermato Enrico Forti, responsabile delle relazioni istituzionali della DG Connect. “Abbiamo visto il cambiamento di marcia fatto dall’Italia, sia dal punto di vista strategico sia finanziario”. Forti ha poi sottolineato che l’Italia ha ora “più fondi strutturali impegnati sulla banda larga di ogni paesi dell’Ue, ma è necessario implementare la capacità di alcune Regioni”.
Qualche sfumatura diversa è emersa tra Italia e Commissione europea sulla posizione da assumere verso gli investitori privati. Mentre a Roma si vogliono creare le condizioni di un sistema pronto al servizio da offrire alle imprese perché, in particolare in questa aree poco attrattive, si stimoli lo sviluppo e la crescita a Bruxelles si pensa più ad interventi pubblici che stimolino il settore, ma lasciando ai privati la costruzione delle infrastrutture necessarie.
“L’accesso alla banda ultralarga ed alle più moderne tecnologie di rete costituisce una sfida strategica per l’intera Italia, a cominciare dal Mezzogiorno e dalla Sicilia – ha concluso Giuffrida – che possono sfruttare la rete per colmare almeno in parte quei gap che ne mortificano storicamente le potenzialità”.