Bruxelles – La convenzione Cop21 di Parigi sui cambiamenti climatici, ha messo in evidenza la pericolosa situazione che, non solo l’Europa ma il mondo intero sta attraversando a causa del surriscaldamento globale. “Nuove politiche energetiche vanno attivate immediatamente” ha affermato Miguel Arias Canete, il commissario al Clima, durante il secondo Summit europeo sull’energia di ieri a Bruxelles, durante il quale le aziende hanno però tutte chiesto chiarezza nelle policy e nelle normative, perché venga definito un quadro di mercato di lungo periodo..
“Dobbiamo limitare a meno di due gradi l’aumento della temperatura globale” così ha aperto il Summit Miguel Canete, sostenendo che il Cop 21 di Parigi ha imposto sfide che l’Europa intende gestire, “perché il surriscaldamento globale è un problema molto grave, e dobbiamo affrontalo in tempo per il bene delle prossime generazioni”. Il commissario ha poi continuato sostenendo che le decisioni prese a Parigi sono sicuramente ambiziose, dato che “il mercato elettrico dev’essere totalmente rivoluzionato entro una data non troppo lontana, ovvero il 2030; in soli 14 anni dunque tutte le centrali nucleari elettriche dovranno essere collegate, per decarbonizzare il continente, ed utilizzare in futuro sempre più le energie rinnovabili”. L’unico modo per raggiungere questi obiettivi nel minor tempo possibile è “avere un mercato efficiente” ha affermato Canete, con questo termine egli intende agire su: flessibilità, trasparenza e partecipazione sia dell’Unione intera, sia di tutti i cittadini. “Il processo non è sicuramente semplice, perché dobbiamo cambiare il sistema alle basi”, ha continuato poi il commissario, “ma allo stesso tempo è sicuramente fattibile, ed attuabile, grazie alla cooperazione delle varie parti in gioco”.
Sulla stessa linea Dominique Ristori, il direttore generale alla Commissione europea per l’Energia, che ha affermato: “L’efficienza del mercato energetico è l’unico modo per garantire sicurezza e sostenibilità. Ecco perché il pacchetto proposto dalla Commissione Juncker si basa su accordi intergovernativi, competenze complementari e trasparenza”. L’obiettivo principale ora è dunque salvaguardare le famiglie in caso di crisi, perché “tutti i cittadini vanno tutelati completamente, ma allo stesso tempo istruiti” ha poi continuato Diego Pavia, direttore generale di Kic Innoenergy, un azienda europea promotrice di innovazioni, “perché la sfida dell’efficienza energetica è, ora come non mai, fattibile grazie a tutti i cittadini, che stanno imparando ad attuare le nuove politiche europee di lotta al cambiamento climatico”. Pavia sostiene che il 40% dell’impatto energetico sul nostro futuro è in mano ai singoli, perché “le aziende devono fornire sicuramente i mezzi, ma le persone devono attuarle nella vita reale di tutti i giorni, acquistando per esempio pannelli solari, o macchine ibride”. Dunque, il direttore generale sostiene che, per risolvere questo problema bisogna attuare una nuova strategia cioè “promuovere le relazioni sociali, la consapevolezza e la conoscenza, elementi essenziali per crescere una nuova generazione sensibile ai cambiamenti climatici”.
Da parte delle aziende presenti la richiesta comune è per un quadro regolatorio chiaro e urgente da presentare. Charlotte Wolff-Bye, vice presindente per la sostenibilità della norvegese Statoil ha sottolineato che “serve un chiaro quadro legislativo e di policy”, per arrivare ad una mercato low carbon, che è un “obiettivo possibile”. Jean-Bernard Levy, capo azienda della francese Edf, ha chiesto “un modello di mercato” a cui riferirsi per avere “la sicurezza del servizio”. La preoccupazione di Levy è simile a quella della collega norvegese, “le misure a breve termine”. E poi c’è un altro tema posto da Levy: “Mancano segnali di investimento”. Per Simone Mori, vice presidente di Enel, “per garantire la decarbonizzazione e un mercato energetico funzionante, e alle imprese investimenti sicuri, c’è bisogno di segnali di lungo periodo, soprattutto per quanto riguarda le fonti rinnovabili”. Heinz Haller, presidente di Dow Europe, sostiene che “la competitività è la prima questione che abbiamo davanti in Europa”, seguita dalla necessità di “innovazione”. Su tutto pesano, hanno detto i molti, le politiche di incentivo, “che portano enormi distorsioni”.
Per quanto riguarda l’Italia si è espresso Flavio Zanonato, europarlamentare della Commissione Itre (industria, ricerca ed energia), dicendo che le soluzioni al cambiamento climatico sono l’unificazione di un mercato europeo, in modo che sia “conveniente per le famiglie e, allo stesso tempo, sicuro per l’ambiente”. Egli continua sostenendo che “sul tema legato al surriscaldamento globale non possiamo tenere separati i concetti di clima ed energia, che proseguono sempre a pari passo. Non basta dunque imporre l’alzamento al 30% dell’utilizzo delle fonti rinnovabili se non vengono attuati aiuti economici per il loro stoccaggio, ma allo stesso modo se vengono favoriti eccessivamente i meccanismi per l’energia fossile, quella rinnovabile verrà messa in seria difficoltà”. L’europarlamentare dunque conclude affermando che “l’Ue dovrebbe riuscire, nel minor tempo possibile, a regolare questo processo di integrazione delle rinnovabili nel mercato”, infatti l’Europa deve garantire un cambiamento alle politiche, prima che sia il clima a cambiare, perché in quel caso sarebbe troppo tardi.