Bruxelles – “La determinazione dei rappresentanti italiani al Parlamento e al Consiglio Ue inizia a dare i primi positivi risultati”. Così Paolo De Castro, coordinatore per il Gruppo dei Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale dell’Europarlamento, a margine della seduta ComAgri alla quale ha partecipato la Direzione Generale Agricoltura dell’esecutivo Ue per uno scambio di vedute sull’allineamento e la semplificazione della legislazione secondaria dei settori vino e ortofrutta.
“Il direttore generale Joost Korte, a seguito delle nostre osservazioni, ha dichiarato che proporrà al commissario per l’Agricoltura Ue Phil Hogan il ritiro dell’atto delegato sul vino – annuncia De Castro -. Se questo avverrà sarà un importante successo per i nostri produttori, a conferma che il mantenimento dello status quo per la tutela dei vini identitari è l’unica via da perseguire senza modifiche che, in nome di una fantomatica semplificazione, rischierebbero di creare danni irreparabili »
Secondo Marco Zullo, del Movimento 5 Stelle, “benvenga l’orientamento della Commissione che ha deciso di riaprire la discussione in modo da coinvolgere i produttori vitinicoli, oggi comprensibilmente impauriti dalla revisione della normativa di tutela dei vitigni perché lasciati soli e non adeguatamente informati dal Governo sulla questione”.
“Ora – aggiunge Zullo -, per il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, è il momento di scendere dalle barricate e cominciare ad avere un atteggiamento propositivo, perché se lasciassimo tutto com’è, come intende fare il Pd, metteremmo in grave pericolo la tutela dei nostri viticoltori. La Commissione ha più volte rimarcato che la normativa deve essere rivista perché è cambiata la base giuridica. Sarebbe dunque opportuno che il ministro Martina cogliesse l’occasione per coinvolgere i produttori, come il Movimento 5 Stelle chiede da tempo, in modo da elaborare una nuova formulazione che dia piena, effettiva e definitiva tutela al carattere territoriale e alla peculiarità del vitigno Lambrusco e delle produzioni vinicole DOP e IGP che da esso prendono il nome”.
Va ricordato che il regolamento del 2009 garantisce la tutela del vitigno solo se il nome del vitigno è presente nel nome dell’indicazione geografica e se, al contempo, corrisponde al riferimento geografico della denominazione geografica. Ma se la prima condizione viene soddisfatta dai vitigni italiani oggi tutelati, lo stesso non si può dire della seconda. In ‘Lambrusco di Sorbara’, l’elemento geografico è ‘Sorbara’, non ‘Lambrusco’. “Il vitigno Lambrusco – conclude Zullo – non fa dunque riferimento a nessuna area geografica. Questo lo espone, come molti vitigni italiani, al rischio di ricorsi”.
De Castro sottolinea che invece ci sono “novità meno positive per il settore ortofrutticolo sul quale, purtroppo, non abbiamo registrato nessuna apertura. Se la proposta di atto delegato della Commissione non verrà modificata, andremo incontro a una frammentazione delle organizzazioni di produttori che nessuno vuole, in piena contraddizione con quanto stabilito nell’ultima riforma della Pac che, al contrario, sostiene una maggiore aggregazione”.