Roma – “Mi rifiuto di accettare come giusta l’idea di una austerità fine a se stessa, perché” è una soluzione che “uccide il paziente”. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, torna a scagliarsi contro il rigore di bilancio come ricetta per far ripartire l’economia europea. E nel farlo invita anche il premier greco Alexis Tsipras a raggiungere il Pse. Parlando con i cronisti della stampa estera, a Roma, conferma la sua tesi che l’Ue si trovi davanti “a un bivio” in cui, o si cambia direzione, oppure si “rischia di vanificare la più grande operazione” di integrazione politica “mai fatta”. Adesso che “l’Ue non funziona”, prosegue, “l’Italia lavora per correggere la rotta” di politica economica e non per chiedere “qualche briciola” alla Commissione europea sulla flessibilità.
“Non ho mai violato le regole europee”, precisa il premier, ribadendo la promessa che “il rapporto debito/Pil va giù dal 2016” – nonostante il recente rapporto dell’Ocse indichi un rallentamento della crescita nell’Eurozona, incluso il nostro Paese – e che “il deficit italiano del 2016 sarà il più basso degli ultimi 10 anni”. Proprio in virtù di questo, delle riforme fatte e di quelle di cui ha “ancora fame”, il premier è convinto di avere l’autorevolezza necessaria a spingere su un cambiamento dell’Ue.
Un obiettivo per il quale il premier ha pronte delle proposte concrete che saranno presentate dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Secondo le anticipazioni già emerse riguarderanno la richiesta di rivedere il Fiscal Compact, togliendo l’obbligo di riduzione del deficit per i paesi che rispettano il rapporto del 3% con il Pil. Al futuro ministro del Tesoro europeo, che i governatori delle banche centrali di Francia e Germania vorrebbero controllore dei conti degli Stati membri, l’Italia vorrebbe invece assegnare risorse proprie dell’Ue per incentivare crescita e occupazione. C’è poi ’istituzione di project bond europei per finanziare le opere strategiche di interesse comune. Sull’Unione bancaria, il governo chiede di completarla presto con il sistema unico di garanzia sui depositi. Verrà confermata la proposta di un sussidio di disoccupazione europeo e ribadita la contrarietà al superamento di Schengen con la reintroduzione di controlli alle frontiere interne.
Un cambiamento, il premier, lo chiede anche alla sua famiglia politica in Europa. E spera di poter contare su un contributo da parte del premier greco, Alexis Tsipras. “Spero che Tsipras accetti di entrare nel Pse – annuncia a sorpresa Renzi – perché il socialismo europeo ha bisogno di lui e lui ha bisogno di un partito così”. Il punto è che “la sinistra europea è molto in difficoltà”, riconosce il capo dell’esecutivo, e dunque “il contenitore del Pse ha bisogno di ripensare se stesso”. Bisogna appoggiare “lo sforzo dei leader” socialisti, “a tutti i livelli, da Schulz a Pittella, per cercare di farne un partito e un luogo di confronto vero”. Confronto che, nell’incontro convocato a Parigi dal presidente francese Francois Hollande, il 12 marzo, riguarderà anche la proposta delle primarie per scegliere il candidato alla presidenza della Commissione. “La mia proposta”, spiega il premier, “è finalizzata a un modello che consenta una campagna elettorale incentrata sui contenuti”, per stringere il “rapporto con la gente”.
Le domande dei giornalisti hanno toccato anche l’argomento Brexit. Dopo aver raggiunto “un ottimo compromesso” sull’accordo per la permanenza del Regno unito nell’Ue, per Renzi “ il referendum britannico del 23 giugno “non sarà una passeggiata per nessuno”. La sua speranza è “naturalmente che vincano i sì” alla permanenza. Ma se dovessero prevalere i no, aggiunge, “il problema principale sarà per l’Uk, per le sue aziende, imprenditori e cittadini. È il motivo per cui sono convinto che alla fine il buon senso prevarrà”, sostiene Renzi.
Riguardo all’immigrazione, si rinnovano le critiche a Vienna. “La situazione in Austria è molto difficile, hanno più richiedenti asilo dell’Italia”, ammette il capo del governo, “tuttavia, l’ipotesi della chiusura del Brennero è sbagliata nella sostanza e nel valore simbolico. Non possiamo accettare che si torni alle barriere” o si limitino le “quote di richiedenti asilo” da ammettere. Poi il premier rinnova le minacce di conseguenze sui fondi europei 2020-2026 per quei paesi che si oppongono all’accoglienza dei rifugiati. “Ho detto con franchezza che la solidarietà in Europa non è a senso unico”, ribadisce. “Se non si è solidali sull’immigrazione – prosegue – è legittimo che i Paesi più grandi possano essere non solidali sulla contribuzione. Io sono per la solidarietà, sempre, ma chiediamo vi sia rispetto”.