Bruxelles – Attivisti di Greenpeace hanno bloccato mattina l’accesso al centro conferenze dove questa settimana si svolgerà il 12esimo round di negoziati tra Stati Uniti e Unione europea sull’accordo di libero scambio Ttip. Trenta attivisti si sono incatenati all’ingresso del palazzo in cui si terranno le negoziazioni, mentre alcuni climber hanno aperto sulla facciata dell’edificio un grande banner che raffigura il Ttip come una strada senza uscita, un vicolo cieco per l’Europa.
Secondo l’organizzazione ambientalista il Ttil è una minaccia per la democrazia, la protezione dell’ambiente, gli standard di sicurezza sulla salute, le condizioni dei lavoratori, a tutto vantaggio delle multinazionali, a cui verrebbe dato un potere senza precedenti.
“Questo accordo non riguarda il commercio, bensì il trasferimento di potere decisionale dalle persone alle grandi multinazionali”, afferma Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura Sostenibile e Progetti Speciali di Greenpeace Italia. “Quelle che la Commissione europea chiama barriere al commercio sono di fatto misure di sicurezza che tengono lontani Ogm e pesticidi dal cibo che mangiamo e le sostanze tossiche dall’aria che respiriamo. Le negoziazioni a porte chiuse di questi giorni vorrebbero indebolire questi standard di sicurezza e massimizzare il profitto delle multinazionali, non importa con quali costi per persone e ambiente. È nostra responsabilità denunciare tutto questo e dare voce ai milioni di persone che si oppongono al TTIP”.
GreenPeace critica soprattutto il progetto di istituire un rganismo ad hoc per la risoluzione delle dispute tra investitori e stato che secondo l’organizzazione ambientalista permetterebbe a investitori stranieri di sfidare le norme che difendono cittadini e ambiente, anche per aspetti come il cibo, l’inquinamento chimico e l’energia.
“L’istituzione di una corte speciale a protezione dei profitti delle aziende private è una seria minaccia per la democrazia”, dichiara Andrea Carta, consigliere legale di Greenpeace European Unit. “Quanto proposto dalla Commissione sarebbe a tutto svantaggio del commercio locale e minaccerebbe il diritto dei governi di adottare leggi a tutela dei cittadini e contro gli interessi delle multinazionali. Le stesse regole applicate per chiunque altro devono valere anche per queste ultime”, conclude Carta.
GreenPeace ha promosso una petizione per fermare questo accordo.