Roma – Usare tutta la flessibilità possibile per rilanciare crescita e investimenti, inserire l’inflazione tra i parametri di cui tenere conto per il rispetto delle regole di bilancio, istituire un sussidio di disoccupazione europeo, un meccanismo comune di garanzia sui depositi, un ministro delle Finanze dell’Eurozona che gestisca un budget per promuovere crescita e occupazione: ecco le proposte italiane all’Europa in un documento (in inglese), presentato oggi come promesso dal presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Usare lo spazio fiscale per supportare la crescita – “Lo spazio fiscale dovrebbe essere usato interamente per supportare la crescita”, si legge nel paper. Il riferimento è alla flessibilità prevista dalle regole di bilancio. Secondo il governo va usata a pieno perché “ripristinare un ritmo sostenibile di crescita e creazione di posti di lavoro è il modo migliore per tenere il debito a un livello sostenibile”.
Rispetto delle regole sul surplus commerciale eccessivo – Meno flessibilità, invece, servirebbe riguardo alla regola sull’eccessivo surplus commerciale, fattore che “ha un impatto negativo su tutta l’Eurozona” e per il quale la Germania è sotto accusa da parte della Commissione europea. Se Berlino usasse il suo surplus per sostenere la domanda, è il ragionamento, ne beneficerebbe l’intera economia europea. Dunque, “la procedura sugli squilibri macroeconomici dovrebbe essere implementata più concretamente con questa finalità”.
Modificare il Fiscal compact – Anche il Fiscal compact è nel mirino del premier, che più volte lo ha criticato pur garantendo di volerlo rispettare. “Le regole fiscali dovrebbero provare la loro adeguatezza” a fronteggiare le sfide economiche attuali, è scritto nel documento. “La cornice disegnata per uno scenario normale di crescita e aumento dei prezzi si è dimostrata incapace” di rispondere alla situazione che viviamo adesso, con bassa crescita e zero inflazione. Allora “l’andamento dei prezzi dovrebbe essere incorporato in modo più concreto nelle regole di bilancio”.
Investimenti per la crescita – Per la crescita, poi, servono più investimenti. Si da atto al Piano Juncker di stimolare quelli privati attraverso un sostegno pubblico, ma l’Italia chiede “ulteriori incentivi agli investimenti su beni comuni europei anche a livello nazionale”. Non solo, bisognerebbe “esplorare” l’ipotesi di finanziare questi “progetti in grado di incrementare la crescita dell’Ue” ricorrendo a “emissioni di debito congiunte”. In altre parole, gli ‘eurobond’ o ‘project bond’ europei.
Completamento dell’Unione bancaria – Un altro tassello della proposta del governo riguarda il completamento dell’Unione bancaria, descritto come “una priorità chiave per preservare la fiducia nel settore bancario”. Quello che manca è la schema comune di garanzia sui depositi. Metterlo a punto “migliorerebbe significativamente il funzionamento dell’Unione bancaria” e “assicurerebbe maggiore efficienza e stabilità finanziaria”. Ai tedeschi che si oppongono perché chiedono prima di ridurre i rischi che le banche falliscano, il documento fa notare che “molto è stato già fatto” su questo versante, a partire dal “Sistema unico di supervisione” e dalla “direttiva sulle risoluzioni” che prevede il ricorso al bail-in (utilizzo di risorse interne, incluse obbligazioni e conti correnti sopra i 100mila euro) per salvare gli istituti di credito in crisi.
Basta barare sul fisco per attrarre investimenti – Per rafforzare il mercato interno, altro punto delle proposte italiane, è necessario porre fine alla competizione tra Paesi membri per accaparrarsi gli investimenti esteri agendo sulla leva della fiscalità. Inoltre, procedere con la costruzione del mercato unico dei capitali, garantirebbe alle imprese, “soprattutto le Pmi”, di “affrancarsi dalla dipendenza dal sistema bancario” per trovare le risorse necessarie agli investimenti.
Sussidio di disoccupazione europea – La proposta più dettagliata dell’intero documento riguarda poi l’istituzione di un sussidio di disoccupazione europeo. È necessario per “facilitare gli aggiustamenti nei mercati del lavoro europei”, secondo Palazzo Chigi, e rappresenta “occasione di fare un passo verso la sostenibilità e rafforzare la dimensione sociale” dell’Unione. “Un fondo per stabilizzare il mercato del lavoro garantirebbe risorse ai Paesi colpiti da forti aumenti della disoccupazione ciclica”. Si tratta di “uno strumento che non necessita di una modifica dei Trattati, e a finanziarlo potrebbero essere “o parte delle risorse nazionali destinate ai sussidi di disoccupazione, o risorse fresche derivanti da una capacità fiscale comune”. L’utilizzo del fondo rimarrebbe “fuori dal controllo dei governi nazionali”, si precisa, e “non avendo nulla a che fare con la disoccupazione strutturale”, non si trasformerebbe in “una scorciatoia” per non adottare “riforme strutturali sul mercato del lavoro”.
Irreversibilità dell’Eurozona – Il documento chiede poi all’Eurozona, se vuole essere “realmente irreversibile”, di “adottare una visione condivisa e sistemica” per l’economia. Un visione che richiede “forti istituzioni comuni”. Sul breve termine si potrebbe “trasformare l’Esm (Meccanismo europeo di stabilità) in un Fondo monetario europeo”. Una simile modifica sarebbe “un sostegno perché il Fondo unico di risoluzione salvaguardi effettivamente la stabilità nell’Unione”.
Ministro delle Finanze europeo – Nel lungo termine, invece, “l’Unione economica monetaria dovrebbe essere dotata di una capacità fiscale adeguata ai compiti di promuovere gli investimenti e limare” gli effetti ciclici dell’economia. Il titolare di tale portafoglio dovrebbe essere “un ministro delle Finanze europeo”, che si occuperebbe di “investimenti su larga scala, compiti di stabilizzazione e finanziamento delle politiche negli Stati Membri”. Secondo l’idea italiana, “ovviamente un tale ministro dovrebbe essere politicamente dotato per giocare il suo ruolo”. Dunque, da un lato potrebbe “essere incorporato nella Commissione europea” e, dall’altro, è “importante che abbia uno stretto legame con il Parlamento europeo.
“Il documento del Governo italiano rilancia il progetto di integrazione, mette al centro la crescita e rappresenta il contributo nazionale più importante e completo per le riforma dell’Unione europea”, commenta la capodelegazione degli eurodeputati Pd, Patrizia Toia. Dopo i documenti del 2014 sulla flessibilità e del 2015 sulle migrazioni, “ora arrivano le proposte messe a punto dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che, a partire dall’anno prossimo, avvieranno il processo di riforma dei trattati. Oggi l’Italia ha ribadito la sua leadership nel processo di riforma dell’Ue e come delegazione Pd e Gruppo S&D al Parlamento europeo siamo pronti a portare avanti avanti queste proposte, continuando a impegnarci concretamente per rilanciare l’Unione europea”.