Bruxelles – E’ necessario migliorare la mappatura e la raccolta dei dati per comprendere i problemi che devono affrontare gli ecosistemi europei. Una conoscenza “vitale” per gli attori politici che hanno a cuore l’ambiente e vogliono intraprendere iniziative concrete e sostenibili. È quanto emerge dall’ultimo report pubblicato dall’Agenzia europea per l’ambiente (Aea), intitolato ‘Mapping and assessing the condition of Europe’s ecosystems: progress and challenges’.
“Il ‘capitale naturale’ è si è deteriorato o perso come risultato dell’attività umana”, scrive l’Aea, il cui report analizza otto tipi diversi di ecosistemi presenti in Europa: centro urbano, terreno coltivato, pascolo, terra incolta, bosco e foresta, palude, acqua dolce, ambiente marino.
Fra i fatti più importanti evidenziati dal documento, c’è l’alta concentrazione di ecosistemi più fragili (come paludi e fiumi) in un piccolo numero di paesi europei, il che ne aumenta la vulnerabilità ai cambiamenti climatici. Inoltre, gran parte di questi ecosistemi non sono protetti all’interno della direttiva Ue Natura 2000.
Secondo l’Aea, si registra una mancanza di dati particolarmente alta per quanto riguarda gli ambienti urbani e marini, così come manca una coscienza dell’impatto combinato prodotto dalle molteplici pressioni alle quali sono sottoposti questi ecosistemi.