Roma – “Spero che prevalga il senso di responsabilità”. È l’auspicio della presidente della Camera, Laura Boldrini, intervenuta da Torino, sul negoziato in corso al Consiglio europeo sulla permanenza del Regno unito nell’Ue. Secondo la terza carica dello Stato, “occorre non ignorare le istanze britanniche, ma al tempo stesso è necessario coniugarle con la tenuta dell’Unione europea”.
Boldrini riconosce che sia “un lavoro difficile quello che devono fare i capi di Stato e di governo” per evitare la Brexit, ma esprime l’augurio “che riescano a trovare un buon equilibrio tra il tenere dentro il Regno Unito e il non compromettere il nostro stare insieme” come Unione. La delicatezza del negoziato, avverte, è che “se si concede troppo potrebbe essere l’inizio di una serie di esclusioni, se si concede troppo poco potremmo perdere un pezzo importante per strada, e questo non ce lo possiamo permettere”.
L’inquilina di Montecitorio affronta anche il tema dell’immigrazione, mostrando di condividere la proposta avanzata dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di limitare l’accesso ai fondi Ue per quegli Paesi che rifiutano di accogliere rifugiati. “Se gli Stati membri non accettano le quote dei richiedenti asilo dovrebbero non avere quote di finanziamenti europei – sostiene Boldrini – perché non si sta in una famiglia solo quando fa comodo, ma nella buona e nella cattiva sorte”.
La presidente giudica “paradossale” vedere “Grecia e Italia sul banco degli imputati perché gli hotspot non sono ancora completati”. Entrambe devono adempiere ai propri doveri “e mettere a punto tutti” i centri di prima accoglienza e identificazione, indica, “ma gli Stati tutti devono riuscire a fare la loro parte nell’accoglienza, altrimenti si crea un imbuto come sta succedendo ora”.
Altrettanto “paradossale”, per Boldrini l’idea di una “mini-Schengen”, un’area ristretta di libera circolazione che significhi “tagliare fuori la Grecia” e “forse anche l’Italia”. Sarebbe “un’enorme contraddizione”, spiega, “perché gli Stati membri non possono respingere i richiedenti asilo ma se lo fanno vengono messi fuori” dallo spazio comune di circolazione. “Se cade Schengen cade l’Europa”, ribadisce la massima rappresentante dei deputati, e avverte: “la mini Schengen costerebbe l’1% del Pil” a ogni Paese euroopeo. “Forse – ironizza – questo è un argomento più convincente” per dissuadere chi coltiva l’idea di ripristinare, anche in parte le frontiere interne all’Ue.
È poi “spaventoso che alcuni membri dell’Ue abbiano deciso di mandare forze dell’ordine per sigillare la frontiera con la Macedonia”, attacca ancora. Ammette che “le nostre frontiere non devono certo essere sguarnite, ma allora vorrei vedere una guardia costiera o una polizia di frontiera europea”, conclude la presidente dell’Aula di Montecitorio.