Bruxelles – La messa in atto degli hotspot per la registrazione dei migranti che arrivano in Italia, una delle priorità per il nostro Paese su cui Bruxelles ci ha già bacchettato per non aver fatto abbastanza, prende un altro duro colpo. Dopo la sospeso in via cautelare del bando per l’hotspot di Augusta ora arriva la bocciatura di quello di Lampedusa, probabilmente il più importante del nostro Paese approvato da pochissimi mesi, ad opera della Commissione dei diritti umani del Senato. L’organo parlamentare oggi ha presentato alla stampa la seconda edizione di un rapporto che evidenzia e denuncia anche le criticità legate ai Cie (Centri di identificazione ed espulsione), emerse nel 2015 e in queste prime settimane del 2016. Il report parla di condizioni igienico-sanitarie “appena dignitose”, un centinaio di minori non accompagnati “lasciati liberi e senza alcuna tutela”, difficoltà nella fase di pre-identificazione perché “non tutti gli stranieri sono in grado di comprendere quello che viene loro richiesto” e perché altre cento persone che rifiutano di farsi identificare tramite il rilevamento delle impronte digitali.
“La fase di pre-identificazione, così come viene attualmente effettuata, risulta essere un esame sommario e superficiale, che non coinvolge gli operatori umanitari e non tutela pienamente il diritto a chiedere un’eventuale protezione internazionale da parte dei profughi”, hanno spiegato in un incontro con la stampa Luigi Manconi e Riccardo Mazzoni, rispettivamente presidente e vicepresidente della Commissione. I migranti spesso sono analfabeti oppure hanno un grado di istruzione molto basso e non riescono a comprendere le informazioni che gi vengono richieste circa le ragioni del loro ‘viaggio’ nel nostro Paese e la volontà o meno di chiedere asilo.
Dall’ispezione della Commissione è emerso che nonostante gli hotspot prevederebbero una permanenza dei migranti di pochissime ore (massimo 48) a Lampedusa ci sono 184 eritrei, che si rifiutano di farsi identificare perché non vogliono chiedere asilo nel nostro Paese e quindi vogliono lasciare l’isola senza far inserire i propri dati nel sistema Eurodac. Secondo Manconi e Mazzoni “occorre definire la natura giuridica dei centri in cui si attua l’approccio hotspot: continuano a essere centri di prima accoglienza o diventano dei centri di identificazione ed espulsione, unica tipologia di strutture dove si è trattenuti e da cui non ci si può allontanare?”.